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Alchi
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"A nord di
Jambudvipa vi è questa terra innevata con le sue montagne alte e
buona terra: il Tibet degli sPurgyal. Da
una iscrizione nel tempio di Alchi, X sec. circa, tradotta dal prof.
Snellgrove |
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Il Buddha Supremo
Vairocana è il nume tutelare di questo luogo santo, conosciuto con
il toponimo di Nangpar Nanza.
Il culto di Vairocana risale a Rin-Chen Zang-po, a lui devoto ed e rimasto vivo anche quando la setta riformata dei Gelug-pa ha rilevato il monastero da quella Kagyu. Nella piazza principale del complesso architettonico vi sono dei chorten: alcuni hanno un corridoio nel basamento (kani = due gambe) ed altri recano minuscole torrette ai quattro angoli. Il primo edificio è Sum-tsek Lakang (gSum-brtegs = tempio i tre piani), il quale racchiude notevoli esempi di arte indo-kashmira. Il portico del tempio sembra pericolante ed instabile ma aperto il portoncino di ingresso ed abituati gli occhi alle lame di luce che entrano dalle due finestre illuminando l'interno, contemplate sia la struttura architettonica che i suoi particolari. Fra il grande chorten centrale e le pareti sono poste tre gigantesche statue rappresentanti (da sinistra a destra); Avalokiteshvara, Vairapani e Manjushri, la triade più famosa del lamaismo Questa cappella contiene un tesoro inestimabile rappresentato proprio dalle tre statue: ognuna di esse va osservata da vicino ed allora un microcosmo di grande diversità e ai notevole bellezza si offre agli occhi di chi la ammira. È stato usato l'intero spettro cromatico dei toni brillanti in un turbine di immagini che ripropone simbolicamente la realtà storica, travagliata da guerre ed invasioni, saccheggi e rivolte, in cui regno fu coinvolto durante le guerre del sedicesimo secolo. Il vestito di Avalokiteshvara serve da sfondo ad una moltitudine di minuscoli santuari, quello di Manjushri è ornato con i ritratti degli ottanta Mahasiddha ma è la veste di Vajrapani che riporta le miniature più belle. Gusto estetico e narrazione si fondono mirabilmente nella attuale decorazione, eseguita su un dipinto precedente ai tempi del grande Akbar che verso la fine del '500 consolidò il suo potere sul Kashmir (ldk: kha-chèi) le influenze della cui corte si imposero anche nel Ladakh. Per entrare nel secondo edificio lo si deve aggirare e quindi cercare la porta del cortiletto prospiciente al Dukang. Le pareti del chiostro sono affrescate con scene delle vite precedenti di Sakyamuni e ai latii del portale della cappella vi sono due piccole stanze che contengono le statue di Avalolokiteshvara in quella di sinistra e di Maitreya nell'altra. All'interno della sala di culto, costruita nel 11° secolo con una donazione del maestro Raldan Sherab, vi è una immagine centrale di Vairocana e degli altri quattro Buddha Supremi: Akshobya e Ratnasàmbhava a sinistra, Amoghasiddhi ed Amitabha a destra: le sculture sono delicatamente scolpite su legno e tutt'attorno sulle pareti sono riconoscibili numerose pitture rappresentanti Mahakala ed il suo omologo femminile Mahakali, posti sopra la porta, mentre ai lati sono raffigurati i membri di una famiglia reale. |
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Di fianco all'altare vi sono
numerosi mandala con Vairocana ed altre divinità.
La cappella seguente è lo Jannpal-Yang lhakang
dedicato a Manjushri. La soglia è sormontata da una scultura in legno
raffigurante Maitreya di interessante fattura: all'interno, sorprendentemente
spoglio e con lo pareti che recano tracce di pochi dipinti, si trova un
complesso di statue raffiguranti i Buddha Supremi posti al centro della stanza.
Ognuno di essi guarda nelle quattro direzioni cardinali secondo lo schema
classico.
(1) L'iscrizione pone Alchi nel Tibet, a nord dell'India (nel grande fiore che forma la terra e che ha al centro il Monte Meru, di cui il monte Kailash è l'epitome, Jambudvipa è il petalo inferiore, cioè l'India), nell'area della cultura tibetana riferita come sPurgyals (dagli Yarlung, prima grande dinastia tibetana) con riferimento al nascente impero di Guge (Ngari, Tibet Occidentale) i cui re favoriscono la Seconda diffusione del Buddhismo. |