Ngawang
Lochoe di 28 anni, è morta nella prigione di Drapchi il 5 febbraio
scorso. La notizia è giunta con molto ritardo a Dharamsala, sede del
Governo Tibetano in Esilio. Avrebbe terminato di scontare i suoi dieci
anni di pena l’anno prossimo. La religiosa ha trascorso in carcere
quasi metà della sua breve vita.
All’età
di 19 anni Ngawang Lochoe era stata arrestata assieme ad altre cinque
suore del Monastero di Nyen per aver preso parte ad una manifestazione
non violenta a Lhasa a il 14 Maggio 92. Accusata di ”attività
controrivoluzionaria e propaganda” era stata condannata a 5 anni.
Nei sette mesi precedenti al processo Lochoe e le altre monache
avevano subito pesanti interrogatori e trattamenti inumani nel carcere
di Gutsa.
Assieme
ad altre 13 detenute, Lachoe aveva inciso canzoni e messaggi ai
familiari su un nastro fatto uscire clandestinamente dal carcere.
Per
questa attività a tutte le prigioniere erano state inflitti altri
cinque anni di carcere.
Due
settimane prima del decesso ai genitori era stata impedito il
colloquio con Lochoe. Lochoe è deceduta il giorno stesso del suo
ricovero all’ospedale di Lhasa. Ai genitori, informati solo del
ricovero, è stato solo mostrato il corpo al loro arrivo in ospedale.
Non sono state fornite notizie sulle cause del decesso.
Detenute
politiche rilasciate l’anno scorso e rifugiatesi in India dopo avere
attraversato clandestinamente l’Himalaya hanno dichiarato: “Nonostante
le sevizie subite all’arresto e i nove anni di carcere duro, Lochoe
aveva ancora un fisico forte e non si era mai ammalata”.
Il
suo caso si aggiunge a quello delle cinque suore “suicidatesi”
collettivamente nel maggio dell’anno scorso.
Lobsang
Nyandndak, vicedirettore del Centro Tibetano per i Diritti Umani e la
Democrazia ha dichiarato: “Da quando la Cina ha
sottoscritto la convenzione ONU contro la tortura, sono morti in
carcere 72 Tibetani detenuti per reati di opinione. La notizia della
morte di Lochoe segue di pochi giorni quella della morte di Suru Dawa,
un monaco di 27 anni, ex detenuto politico arrestato nuovamente il 20
novembre e suicidatosi nella stazione di polizia di Shigatse il 9
gennaio 2001”.
Sono
451 i prigionieri politici tibetani, colpevoli di avere espresso
pubblicamente il loro pensiero in forma non violenta. Circa duecento
sono nella prigione di Drapchi, comprese 32 donne delle quali 29 sono
monache. Dal 1987, 13 suore sono morte in carcere o poco dopo il loro
rilascio.