Sulla cima più alta della Sierra
|
---|
La proiezione narra costumi, architettura e vita quotidiana di questa affascinante regione andina. Le immagini sono state scattate nel corso di una spedizione al Cristobal Colon nel 1987. La conferenza presenta e espressioni culturali, artistiche e religiose di questo popolo.
La proiezione ha un valore di testimonianza in quanto la zona è stata chiusa agli alpinisti circa dieci anni fa e non è ancora possibile tornarvi.
La durata complessiva della proiezione in dissolvenza è di circa un'ora
L'esperienza è descritta in questo articolo
CRISTOBAL COLON Cristoforo Colombo (m 5.775)
Agli ospiti della serata verrà consegnato un piccolo depliant formato A4 in fotocopia con la presentazione della serata e del relatore
clicca sull'immagine |
Le tribù che occupano la Sierra Nevada discendono dalla civiltà Tairona, appartenente alla famiglia Chibeba che diede poi origine alla civiltà indigena colombiana. In tutto sono censite circa 10.000 persone, divise in tre gruppi: Kaggaba, o Kogi, circa tremila, che vivono presso le rovine della cosiddetta Ciudad Perdida; i Malay o Sanka, il gruppo più numeroso con 4000 indigeni ed infine gli Ijka o Arhauco, una grande tribù di 3000 individui. Fuggendo agli Spagnoli i loro antenati si rifugiarono sulla Sierra dove le montagne offrivano rifugi sicuri e poco accessibili. Dal 1982 il governo ha riconosciuto come loro il territorio nella Sierra e di questo gli Arhauco parlano con fierezza, anche se ammettono che nonostante tutto, la loro economia inizia a dipendere dall'esterno.
Durameina e Mamancana, i villaggi nei quali facciamo tappa, sono composti di tre, quattro case dove vivono un paio di famiglie. Oltre i 2000 metri gli Arhauco vivono di pastorizia, più in basso coltivano il caffè e la canna da zucchero. Ogni famiglia ha una economia legata a quella dei parenti. I vari nuclei occupano zone climatiche differenti in modo che la famiglia è in complesso autosufficiente poiché ogni nucleo riceve dagli altri quello che non si può ottenere nel proprio territorio. I giovani viaggiano costantemente con muli e cavalli, tenendo i contatti fra i parenti portando derrate, pelli, lana, notizie e... cercando moglie. Gli Arhauco non sono occidentalizzati, indossano un vestito (mac) simile al poncho, di color bianco e senza maniche, una fascia attorno alla vita, i sandali ed il copricapo (tutusoma) a pan di zucchero. Inseparabile è il machete. Quando li incontriamo sul sentiero si presentano fieri ma anche incuriositi. Gli uomini portano i capelli lunghi e fanno uso di coca come le popolazioni delle Ande. Quando si incontrano fra loro si scambiano le foglie in segno di amicizia.
La coca, proibita alle donne, viene tenuta nella mochila-tutu, inseparabile borsa. Le foglie sono mischiate a polvere di conchiglie marine (cal) e producono effetti stimolanti in modo di attenuare la fatica delle marce. Sono, infatti, gran camminatori. Il cal è tenuto in un contenitore chiamato "poporo", che oggigiorno consiste in una zucca ma che un tempo era d'oro (e ne abbiamo visti di stupendi al Museo dell'Oro di Bogotà).
Due proiettori Zeiss con dissolvenza (possibilità teleobiettivi)
oppure
Due proiettori Zeiss con dissolvenza e zoom.
Se l'Ente o l'organizzazione che vi affitta la sala di proiezione lo permette, possiamo allestire un piccolo tavolino a cura dell'Associazione AAZ - Aiuto allo Zanskar, con la vendita di libri e CD.
Per informazioni su prossimi viaggi o su
conferenze in programma contattare:
Marco Vasta via Elia Capriolo 41 25121 Brescia
tel. 030-49592 fax 02 700 422 438
rep. 347-7001081
e-mail: serate@marcovasta.net
Copyright (c) 1997 - 2003
Marco Vasta