L'uomo che volle essere re
Kipling scrisse nel 1888 L’uomo che volle farsi re (Sellerio), ambientandolo nell’immaginaria provincia del Kafiristan, fra Pakistan ed Afghanistan. È la storia di due sergenti dell’esercito coloniale dell’Impero Britannico, Daniel Dravot e Peachy Carnehan, simpatici e truffaldini avventurieri che, disertando, decidono di avventurarsi nelle inospitali gole afghane. Senza cimentarsi con la religione e i suoi dogmi, ma attratti dall’oro, i due riescono a costruire un regno. Pur essendo frutto della sua immaginazione, Kipling scrive di aver raccolto questa storia negli ambienti della Loggia massonica di Lahore «Speranza e Perseveranza», essendo i due militari anch’essi massoni. Ed è paradossalmente l’appartenenza massonica a salvare la vita ai due avventurieri ed a fare in modo che Dravot, divinizzato, divenga re dei Kafiri. Le popolazioni locali, infuriate nei confronti dei due inglesi stavano infatti per linciarli se non fosse stato per un monile che Dravot aveva, raffigurante il simbolo massonico di un occhio nel triangolo. Kipling ci spiega che tali simboli erano diffusi e divinizzati dalle popolazioni dell’Asia Centrale. Qui ricompare ancora una volta l’iconoclastia e l’impercettibilità di Dio. Ma il monile non salverà due volte Dravot: nel momento in cui, raccogliendo gli ori accumulati, tenta la fuga per tornare in India, anche il sergente che volle farsi Re viene trafitto da lance e decapitato. Più fortunato sarà il suo collega Carnehan, “solamente” accecato. Carnehan confida all’inizio della storia delle interessanti parole: «La legge, come si dice di solito, prescrive una condotta di vita irreprensibile che non è facile da seguire. Sono stato a più riprese compagno di un mendicante, ma in circostanze che impedivano a ciascuno di noi di scoprire se l’altro ne fosse degno. Fratello di un principe ancora non lo sono stato, sebbene una volta sia giunto molto vicino ad imparentarmi con quello che avrebbe potuto essere un vero re, tanto che mi venne promessa la concessione di un regno: esercito, corti di giustizia, tributi e politica al completo. Purtroppo oggi, temo grandemente che il mio re sia morto e che se voglio una corona dovrò andarmela a cercare da solo». Dal racconto di Kipling John Houston trasse nel 1975 l’omonimo film con gli ottimi Sean Connery e Michael Caine.
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