I miei viaggi nella terra del fuoco
con 407 vedute e panorami da fotografie originali dell' autore, e 3 carte geografiche
De Agostini Alberto M.

Editeur - Casa editrice

Cartografia F. de Agostini

America del Sud
Argentina
Patagonia

Città - Town - Ville

Torino

Anno - Date de Parution

1923

Pagine - Pages

296

Titolo originale

I miei viaggi alla Terra del Fuoco

Lingua - language - langue

italiano

Ristampa - Réédition - Reprint

Trenta anni nella Terra del Fuoco, S. E. I., Torino, 1955


I miei viaggi nella terra del fuoco  

Dopo la prima edizione il volume venne ripubblicato come "I miei viaggi alla Terra del Fuoco", Paravia, Torino, 1934 e ripreso, con piccole modifiche, in Trenta anni nella Terra del Fuoco, S. E. I., Torino, 1955.

 



Recensione in lingua italiana

"La mano del Creatore sembra abbia profuso con speciale larghezza i suoi tesori di bellezza radiosa, riunendo in poco spazio quanto di più particolare e meraviglioso si trova nelle diverse e lontane regioni del mondo, presentandole in una armonica composizione di parti, in una ammirevole fusione di linee, di luci e di colori.

"A settentrione ed a levante, estese pianure, la pampa sconfinata che produce nell'animo una profonda suggestione di mistero, un senso vago e piacevole dell'infinito e dell'ignoto.

"Nella zona centrale le pianure vanno gradatamente trasformandosi in una verde distesa di boschi, di serre, di colline, fra cui si aprono piccole valli deliziose; è scomparsa tutta la monotonia di linee e di colori della pampa, ed ora il paesaggio si presenta gaio e festoso sotto la forma d'un esteso parco infinitamente vario e ricco di incantevoli panorami.

"Macchie verdeggianti di arbusti artisticamente aggruppati, come da mano maestra, lasciano fra di loro numerose radure in forma di eleganti viali, serpeggianti in volute graziose, praticelli ameni, ingemmati qua e là di placidi laghetti, nelle cui acque si specchia con mille vezzi e arcane linee di bellezza la esuberante foresta magellanica. In quei verdi pianori tappezzati di rigogliosi pascoli, irrorati da fonti cristalline, vanno errando tranquillamente numerosi branchi di guanachi e vive ancora l'ultimo residuo della forte razza degli Indi Ona, dalle forme eleganti e atletiche. Quivi più non rugge né sibila il vento della pampa, ma dimora il profondo silenzio della selva che impressiona fortemente e accresce solennità e mistero a quelle solitarie e remote regioni.

"Poco più in basso, a Sud e a Ovest, la catena massiccia della Cordigliera, estremo lembo delle Ande, lancia ad altezze imponenti candide e ardite vette coronate di geli eterni; e poscia va spezzandosi in centinaia di insenature, baie e pittoreschi fiordi ed anfratti, dove le acque del mare penetrano, per decine di chilometri, fra altissime e dirupate pareti, rivestite di fitta vegetazione e solcate da argentei nastri di pittoresche cascate.

"Nei solitari recessi della Cordigliera, in mezzo a questo intricato labirinto di canali, appariscono i contrasti più sorprendenti, le più straordinarie manifestazioni del bello.

"Foreste sempre vergini di faggi, mirti, cipressi e magnolie di un verde intenso e perenne, fanno stupenda cornice a ghiacciai eterni, che discendono dall'alta montagna in immani pareti di seracchi bianco-azzurri fino a lambire e precipitare nelle acque del mare; una vegetazione che evoca le regioni tropicali, circoscritta da bracci di mare percorsi in piena estate da ghiacci galleggianti, rallegrata dal chiassoso strido del pappagallo equatoriale e dal cupo e monotono boato del pinguino antartico.

"Più ad occidente sparsi ai piedi della Cordigliera, si staccano, quali sentinelle avanzate, una infinità di isolotti, di irsute scogliere, scheletriche, fantastiche, in lotta perenne contro le onde inferocite dell'oceano, che su di esse si spezzano in colonne formidabili di bianca schiuma, mentre alle loro basi, corrose dalla forza demolitrice del mare, profonde caverne e antri solitari danno rifugio a migliaia di cormorani, di lontre, di fochi e leoni marini i cui ruggiti superano lo strepito delle onde che si infrangono nelle scogliere.

"E fra questa magnificenza e imponenza di paesaggio di un bello orrido e sublime, vive una misera popolazione di indiani ormai in avanzata estinzione, i Yagan, che passano la vita sulle piccole canoe, navigando di spiaggia in spiaggia, in cerca del quotidiano alimento, lanciandosi anche talora fra i burrascosi mari del capo Horn.

"È una verità indiscutibile che la Tetra del Fuoco possiede paesaggi e panorami tanto grandiosi da poter competere coi migliori delle nostre Alpi; i suoi numerosi fiordi sono pari, se non superiori, a quelli tanto decantati della Norvegia, e per quanto la rigidezza del clima lo permette, essa si può annoverare fra le più pittoresche regioni del mondo.

"Ma disgraziatamente sopra questa meravigliosa regione si scatenano i venti e le tempeste con violenza inaudita e gravita un cielo sempre fosco, lugubre, impregnato di un denso strato di vapori che i raggi del sole di rado riescono a dileguare per dare vita e splendore alla magnificenza della natura.

"È appunto dai vani di questo denso velario, specialmente nelle calme mattutine o nelle placide ore dei tramonti, che la luce del sole, scapricciandosi nelle gamme dei colori più delicati, sorprendenti, inverosimili, cullata da morbidi e fantastici strati di nubi che si trasformano ad ogni istante, offre i più superbi e suggestivi spettacoli.

"Sopra tutto quest'incanto del paesaggio domina però uno spirito di morte, un silenzio che opprime; anche quando il sole brilla nella magnificenza dei suoi colori e spande all'intorno calore e vita, anche quando la luna accarezza soavemente di bianca luce le acque tranquille del mare o le aspre pendici dei monti, sempre traspare un bello, grandioso sì, ma velato di tristezza."


Biografia

Alberto Maria De Agostini
Perché un giovane ventiseienne, appena ordinato sacerdote ed inviato, nel 1910, all’altro capo del mondo con un preciso compito istituzionale, sente l’irrefrenabile impulso di affiancare alla missione spirituale un’avventura altrettanto totalizzante legata alla terra, alla montagna ed alla scienza?
De Agostini è figlio della montagna biellese, ma questa prima risposta va integrata dalla sua riconosciuta devozione per don Bosco e dalla conoscenza dei famosi sogni ove il Santo torinese racconta di aver visto la catena delle Ande, e boschi, laghi, fiumi maestosi, e ricchezze incomparabili che attendono di essere scoperte. Con queste premesse, per il giovane salesiano le terre scoperte da Magellano appaiono, sin da quel primo approdo, come un chiaro progetto per la vita.
L’attività esplorativa di De Agostini si rivolge inizialmente alla Terra del Fuoco, da cui trarrà, nel 1923, il primo dei suoi grandi libri di viaggio e di esplorazione: I miei viaggi nella Terra del Fuoco. I suoi contatti con le Ande Patagoniche risalgono all’estate australe del 1916, ma è a partire dal 1928 che si dedicherà con assiduità e tenacia alla scoperta ed all’illustrazione di queste straordinarie montagne.