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Lion of the Desert - 25th Anniversary Edition - DVD
Akkad Moustapha

Editeur - Casa editrice

-

Africa
Africa del Nord
Libia

Anno - Date de Parution

1981

Pagine - Pages

93'

Titolo originale

Lion of the Desert

Lingua - language - langue

eng

Edizione - Collana

Starz / Anchor Bay

Amazon.com (United States) - order this book
Lion of the Desert - 25th Anniversary Edition (1981)

Lion of the Desert - 25th Anniversary Edition - DVD  

Lion of the Desert è un film che merita diffusione e discussione, non un’accettazione acritica di tutte le sue parti.
Dal punto di vista storico-politico descrive in modo efficace le politiche repressive fasciste, a cominciare dalle rappresaglie sulla popolazione civile e dalla deportazione dell’intera popolazione nomade e seminomade della Cirenaica (circa 100.000 persone) in campi di concentramento nel deserto. Nel corso del film, tuttavia, è possibile rintracciare errori nella ricostruzione storica degli avvenimenti. Le scene di battaglia, per esempio, contengono alcune inesattezze quali l’imboscata attuata dai libici con le mine, di cui in realtà essi non disponevano.
C’è poi una questione più ampia e complessa, legata al nazionalismo libico: una parte consistente dei finanziamenti del film sono stati messi a disposizione dal colonnello Muammar Gheddafi, che puntava a individuare in Omar Mukhtar un Padre della patria, un eroe nazionale al quale tornare come a uno dei fondatori della Libia moderna. Come scrive Giorgio Rochat, per esempio, “la scena in cui Omar Mukhtar respinge e maledice i rappresentanti della Senussia come collaborazionisti è peggio che falsa. Fu la Senussia a organizzare e dirigere la straordinaria resistenza delle popolazioni del Gebel cirenaico, e Omar Mukhtar era un uomo della Senussia, il comandante delle sue formazioni armate, e agì sempre come rappresentante del Senusso Idris. La rivoluzione libica di Gheddafi ha negato e cancellato il ruolo della Senussia nella resistenza per ragioni di politica interna (la senussia dopo il ’45 fu il sostegno principale del corrotto regime di Idris): e il regista Akkad ha accettato le esigenze della propaganda di Gheddafi”.

 

Consulta anche: Progetto per la produzione e la distribuzione su DVD del film Lion of the Desert, di Moustapha Akkad

Recensione in altra lingua (English):

Actors: Anthony Quinn, Oliver Reed, Rod Steiger, Irene Papas, John Gielgud, See more
Directors: Moustapha Akkad
Format: Color, DVD-Video, Full Screen, NTSC
Language: Arabic, English
Region: Region 1 (U.S. and Canada only



Recensione in lingua italiana

"Il punto è che il lavoro di Akkad, finanziato da Muammar Gheddafi, narra i crimini e le violenze perpetrate dagli Italiani in Libia, negli anni tra il 1929 ed il 1931, nel corso delle scellerate manovre volte a reprimere la resistenza di un popolo che cercava disperatamente di liberarsi dall’occupazione straniera (la nostra) che durava ormai da venti anni (dal 1911). “Tutti conoscono le atrocità del nazismo, ma Lion of the Desert è la prima pellicola sulle brutalità del regime mussoliniano nelle colonie.” Questa la dichiarazione del regista in procinto di cominciare le riprese. Infatti quanti hanno avuto modo di assistere ad un film dove i nostri non fossero, tutto sommato, gli italiani brava gente, semmai manovrati da crudeli forze di entità superiore, ma in fondo di buon cuore? Il regista aveva ragione, non li abbiamo mai visti così cattivi, neanche con Mussolini! Questo perchè non li abbiamo mai visti colonizzatori, ovvero occupanti, conquistatori. Era dunque giusto che qualcuno alzasse la voce di fronte all’uscita della pellicola; così nel 1982, il sottosegretario agli esteri, on. Raffaele Costa, denunciava l’impostazione fortemente anti-italiana del lavoro di Akkad. In definitiva, abbiamo un governo che definisce sgradito un film che di fatto non viene mai proiettato pubblicamente in Italia. Risultato? Il Leone del deserto diventa un caso, un mito: la leggenda della volontà di rendere giustizia alla realtà storica negata dalla censura, e fioccano appelli alle autorità per chiedere la diffusione dell’opera. Ma si è davvero trattato di un caso di censura? Il 15 aprile 2003 l’allora ministro della cultura e dello spettacolo Giuliano Urbani, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare riguardo al film, spiegò che lo stesso non risulta corredato del prescritto nulla osta (ai sensi dell’articolo 1 della legge 21 aprile 1962, n. 161) ai fini della sua circolazione interna ed internazionale, in quanto i soggetti interessati (vale a dire produttori, distributori..) non hanno mai presentato la relativa istanza. Insomma, manca il primo presupposto ad una pubblica proiezione della pellicola in Italia."
tratto da:
the others magazine


Biografia

Ucciso il regista arabo di «Halloween»

di Maurizio Cabona - il Giornale, sabato 12 novembre 2005,

Vittima dei «resistenti» iracheni in un albergo giordano è anche il siriano Mustafà Akkad, che del film sui «resistenti» libici agli italiani - Il leone del deserto - fu regista e produttore. Morte crudele, che ricompone paradossalmente attorno al suo cadavere l’unità araba auspicata dal presidente egiziano Nasser, su cui Akkad progettò un film, dopo quello su Maometto, che fu proibito proprio in Egitto e in Siria.

Con Akkad scompare l’unico cineasta arabo di fama mondiale. Colossale coproduzione libico-statunitense da 35 milioni di dollari, voluta da Gheddafi, Il leone del deserto fu però un enorme fiasco commerciale. In quel 1981 si scontrò infatti con L’Impero colpisce ancora di George Lucas, uscito come Akkad dalla facoltà di cinema dell’Università di California (Los Angeles). Ma Akkad è stato anche produttore esecutivo da enormi incassi: sua la serie Halloween (1978-2002). Al cinema gli assassini seriali americani rendevano più degli assassini militari italiani.

Akkad era un uomo di spettacolo che non rinunciava alle idee. Ma se noi conosciamo gli Halloween, ignoriamo quasi tutto de Il leone del deserto: in Italia non ha avuto il visto di censura. Iper-osceno? Iper-violento? No, «diffamatorio» del Regio Esercito. Ma se il film è dalla parte dei senussi, è stato liberamente girato anche a Roma e da attori anche italiani. Sostanzialmente è il corrispettivo di Squadrone bianco di Augusto Genina (1936), perché ricostruisce fedelmente la vittoria italiana ottenuta nel 1931 dal generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed) contro Omar Mukhtar (Anthony Quinn), insegnante religioso settantenne: l’Al Zarqawi di allora.

Stranezze censorie: il cinema italiano è stato ben più insolente con le patrie memorie, da La grande guerra di Monicelli a Uomini contro di Rosi, da Tutti a casa di Comencini a Mediterraneo di Salvatores...

L'unico «falso» storico del film di Akkad è per omissione. Tace sul fatto che le regioni di quella che poi si sarebbe chiamata - romanamente - Libia, fino al 1911erano ottomane e non indipendenti. La resistenza senussa contro gli italiani fu più religiosa che politica: gli ottomani erano oppressori, ma almeno non erano «infedeli». Abbastanza bravo da sintetizzare sullo schermo anche questa distinzione, pur partendo dalla sceneggiatura di un cattolico irlandese, Akkad è stato dunque colpito dagli odierni emuli dei senussi. Solo con un eccesso d’approssimazione però si potrebbe parlare di lui come vittima di «fuoco amico»: Akkad era un nemico per Al Zarqawi. Infatti nel campo arabo-musulmano la guerra civile non è, oltre che fra sunniti e sciiti, fra integralisti e nazionalisti. Con questi ultimi si potevano fare - oltre che cinema - politica & affari.

Consulta anche: Progetto per la produzione e la distribuzione su DVD del film Lion of the Desert, di Moustapha Akkad