Quando dio abitava ad Ife
Una mostra stupenda,a palazzo Strozzi a Firenze, riproposta alla Casa del mantegna a Mantova. Più contenuta di quella di Torino alla GAM: I pezzi in mostra sono eccezionali oltre che per la loro bellezza intrinseca ed interesse culturale, per la loro difficile visibilità provenendo da musei nigeriani (Museo di Lagos). Sono pezzi che raramente vengono inviati fuori dai confini del paese al quale appartengono. Ne diamo qui di seguito una breve presentazione con notizie sulla mostra che rimane aperta al pubblico ancora per qualche tempo e perciò invitiamo a visitarla coloro che siano interessati ad approfittare di questa assai rara occasione.
La mostra intende presentare a un pubblico vasto la raccolta di 50 capolavori di arte africana provenienti dai più antichi regni dell'Africa, normalmente conservati - ma non esposti - nei musei dell'attuale Nigeria. Una parte importante di questa raccolta venne presentata vent'anni fa in una leggendaria mostra con cui il governo della Nigeria, in seguito alla recente acquisizione della propria indipendenza, volle presentare al mondo i capolavori del proprio passato. Le opere vennero esposte negli Stati Uniti, a Parigi, all'Ermitage e anche a Firenze, dove, grazie allo sforzo del grande storico e critico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, vennero esposte a Palazzo Strozzi in una mostra memorabile. Dopo di allora le opere rimasero nascoste nei musei di provenienza, senza nemmeno essere esposte per paura di furti e vandalismi. La città di Firenze presenta oggi una nuova edizione di quell'esposizione memorabile, in segno di deferente omaggio alla memoria di Carlo Ludovico Ragghianti e anche con l'intenzione di porre l'accento sull'arte africana da un punto di vista nuovo e diverso. Un'Africa 'classica' dunque, contrapposta all'Africa 'primitiva' cui fece riferimento sempre l'arte e la cultura del '900.
Partendo dunque dalla domanda che Ragghianti si pone un po' paradossalmente, se cioè il cubismo sarebbe nato nelle forme e nei modi che conosciamo oggi se gli artisti del '900 avessero incontrato questi 'classici' africani, la mostra intende analizzare quest'arte interrogandosi sui modi e sul significato del 'classicismo africano'. All'interrogativo di Ragghianti la mostra intende contrapporre un'analisi di cosa si intenda con il 'naturalismo' dell'arte africana. Nel 1958 William Fagg, lo scopritore e massimo studioso dei bronzi dell'antica Ife scriveva mettendo direttamente a confronto l'arte classica greca con quella africana: "I dubbi che sorgono di tanto in tanto sull'origine autoctona dello stile di Ife riposano sull'opinione che un'approssimazione tanto forte alla misura classica greca non avrebbe potuto nascere nell'Africa occidentale tranne che come risultato di una concezione dell'arte sviluppatasi per secoli e attraverso stadi hparagonabili a quella greca. (....) Nei fatti il naturalismo ad Atene sorse per tutt'altre cause che quello di Ife. In seguito, alla nascita di un razionalismo umanistico e al contemporaneo declino delle divinità, in seguito cioè all'intellettualizzazione della religione. Per gli antichi Yoruba, invece, sembra che il maggior naturalismo possibile sia stato richiesto proprio dalla religione stessa, ciò che vale ancora oggi". La presentazione dei 50 capolavori provenienti dall'antica Nigeria avviene attraverso tre diverse chiavi di lettura. Una parte didattica racconta allo spettatore i fatti che portarono alla scoperta degli straordinari oggetti esposti. In questa parte, più didattica, vengono riportate le descrizioni, ormai leggendarie, dei primi viaggiatori che, alla fine del '500 si avventurarono negli antichi regni d'Africa fino alle voci più recenti del '900. Accanto a questa, che é la voce dell'Occidente si cercherà di dar voce anche agli africani, ricercando nel loro mondo poetico e leggendario l’eco e i riflessi dell'antica grandezza di questi regni.
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