Alci, Il santuario buddhista nascosto del Ladakh. Il Sumtsek
Sulla riva sinistra dell'Indo, in una piccola e splendida valle del Ladakh adagiata fra le ripide vette dello Himàlaya Occidentale, da più di otto secoli sopravvive miracolosamente intatto il complesso buddhista dei templi di Alci, che il cambiamento del corso di un fiume vicino ha reso per secoli inaccessibile. Il tesoro pittorico racchiuso in questi fragili edifici di legno e fango, testimonianza unica della maestria di ignoti artisti, può essere avvicinato a quelli, ben più famosi, di Dunhuang o di Ajantà. Come dire che merita di essere annoverato fra le meraviglie del mondo. Ma con una differenza: il profondo mistero che lo avvolge. Qui abbiamo infatti il lascito di una civiltà alta ed elaborata, di estrema raffinatezza estetica, ma della cui storia non sappiamo nulla di certo. E ciò rende ancor più avvincente il caso di Alci, enigma che ci parla di un mondo inabissato. Fra le costruzioni presenti nell'Area Sacra, la più preziosa e incantatoria è senza dubbio il Sumtsek (il tempio a tré piani), universo miniato e simbolico in cui l'iconografia del buddhismo tantrico tibetano si sposa a stilemi e motivi tipicamente kashmiri: tentare di comprenderlo è un'avventura che mette in gioco tutti i piani della mente, dalla immediata percezione estetica sino all'astrazione metafisica - avventura non dissimile da quella riservata a chi voglia intendere luoghi come Borobudur a Giava. E al Sumtsek è dedicato questo libro, frutto di laboriose ricerche avviale nei primi anni Ottanta: le straordinarie fotografie di Jaroslav Poncar documentano in ogni dettaglio i dipinti murali, minuziosamente descritti e analizzali da Roger Goepper, direttore del Museum für OstAsiatische Runst di Colonia. La sottile e grandiosa complessità del programma iconografico di Tshulthim O, che intorno al 1200 fece erigere il Sumtsek, è oggetto di un tentativo di interpretazione globale nel saggio di Robert Linrothe, cui segue, a completamento del volume, uno studio scientifico di Karl Ludwig Dasser sulle tecniche pittoriche e i materiali usati, nonché sullo stato di salute dell'edificio, per il quale ormai urge un'esperta opera di restauro.
Indice - Sommario Prefazione Introduzione
1. IL PIANTERRENO Le pitture murali sulla parete dell'ingresso Le pitture murali sulla parete sinistra Le statue colossali del pianterreno La statua nella nicchia meridionale e la sua dhotì dipinta La nicchia nella parete sinistra La parete destra La statua nella nicchia destra e la sua dhotì dipinta La nicchia nella parete destra Le pitture murali sulla parete posteriore La statua nella nicchia posteriore e la sua dhotì dipinta I dipinti nella nicchia posteriore
2. IL PRIMO PIANO Il pannello Centrale della parete dell'entrata Il pannello centrale della parete sinistra Il pannello centrale della parete destra I pannelli sulla parete posteriore I mandala del primo piano
3. IL SECONDO PIANO La parete dell'entrata La parete sinistra La parete destra La parete posteriore
4. I MOTIVI TESSILI DIPINTI SUI SOFFITTI DEL SUMTSEK
5. LO STILE DI ALCI
6. IL PROGRAMMA ICONOGRAFICO DEL SUMTSEK: UN TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE di Robert Linrothe
Appendice: Alcune osservazioni sulla tecnologia delle pitture murali nel Sumtsek di Karl Ludwig Dasser
Note Bibliografìa Indici
========== scheda di Comba, A., L'Indice 1997, n. 4
Alci è il nome di una località ladakhi sulla riva sinistra dell'Indo; qui sorge un complesso di templi buddhisti risalenti circa al XII secolo d.C. Fra questi templi spicca, per la straordinaria bellezza dell'architettura, delle statue e delle decorazioni, il Sumtsek o "edificio a tre piani". Il volume di Goepper e Poncar ricostruisce il contesto storico in cui il Sumtsek venne costruito, riproduce con trecento illustrazioni a colori le immagini che lo adornano, descrivendone accuratamente il contenuto sacro e profano, abbozza, grazie a un interessante saggio di Robert Linrothe, un'interpretazione complessiva del progetto iconografico che avrebbe ispirato la costruzione. Secondo Linrothe, il linguaggio del Sumtsek si articola in accordo con alcuni principi: la gerarchia spaziale nel senso verticale corrisponde a una gerarchia spirituale ascensionale; una figura che si trovi in posizione centrale governa tutto ciò che le sta intorno; la parete occidentale, che si trova di fronte all'ingresso e ospita la statua del Buddha Maitreya, è la più importante del tempio; infine, l'intero progetto iconografico è fondato su alcuni costrutti concettuali buddhisti, quali il "trikaîya" (dottrina dei tre corpi del Buddha), il "trailokya" (dottrina dei tre mondi) e "triguhya" (corpo, parola, mente). Di qui una suggestiva trama di simmetrie, che vedrebbe la statua di Mañjus'rÝî sim-boleggiare il corpo purificato, malgrado questa divinità sia di solito associata con lo sviluppo della saggezza; quella di Avalokites'vara indicherebbe la parola purificata e quella di Maitreya la mente purificata. L'interpretazione di Linrothe sarebbe suffragata dal soggetto delle pitture che si trovano sulle vesti delle tre statue. La parete Orientale, da cui si fa ingresso nel tempio, contiene invece dipinti che raffigurano protettori come Mahaîkaîla e Yamaîntaka, accompagnati dal loro seguito. In alto, sulla parete del terzo piano privo di pavimento e quindi inaccessibile, sono ritratti i maestri della scuola Kagyüpa, al cui lignaggio facevano capo i costruttori del tempio. L'ultimo maestro raffigurato nella sequenza è il celebre Jigten Gonpo (1143-1217), del ramo Drigungpa della scuola. L'influenza di tale ramo si fece particolarmente sentire nella zona grazie alla protezione del re del Maryul Lha-chen Dngos-grub (1200 ca.), oltre che dei re di Guge e Purang. Fu forse nel periodo in cui dominavano tali sovrani che venne costruito l'imponente complesso di Alci il quale, a differenza di edifici più recenti sorti su alture poco accessibili, poggia su un terreno pianeggiante. Particolari condizioni climatiche e storiche hanno fatto sì che questo raffinato monumento sia pervenuto quasi intatto fino ai nostri giorni. Tuttavia oggi esso è seriamente minacciato dal turismo, da poco accorti interventi di manutenzione e da variazioni climatiche che interessano sempre più l'area himalayana. Come ha scritto David Snellgrove, "nel suo attuale stato di conservazione, Alci costituisce una fantastica testimonianza del passato, e sicuramente una delle meraviglie del mondo buddhista. È da augurarsi che vengano reperiti i mezzi per assicurarne anche in futuro la conservazione".
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