Shah-in-Shah
Come avviene la rivoluzione in Iran? Quali sono le sue origini? Quali saranno gli esiti? Cosa può offrire Khomeini più dello scià, che aveva promesso di "creare un'altra America nel corso di una sola generazione"? Dopo tanto sangue versato, cosa darà questo evento al popolo iraniano e al mondo?
Nell’anno drammatico della rivoluzione, Kapuscinski è in Iran per uno dei suoi più brillanti e memorabili reportage, in cerca di risposte. E riesce a temperare, con impeccabile stile, la complessa ricostruzione storico-giornalistica con un’appassionante capacità narrativa. Non fa lezione, non sale in cattedra. Al lavoro nella sua stanza d’albergo, ingombra di giornali, di ritagli, di foto, filmati e nastri registrati, ricostruisce il quadro degli eventi, delle premesse che li hanno provocati e delle situazioni che si preparano. Il suo puzzle rigoroso è sempre filtrato dalla sensibilità e da un’umanità profonda. Verso la fine del libro, si confessa incapace di capire alcuni aspetti: per esempio, un certo singolare rapporto del popolo iraniano con il sangue e la morte. È questa una nota drammatica e perplessa, dopo tanta finezza di comprensione e tanta compassione per le sofferenze osservate. Ma ecco subito l’altra faccia della medaglia, descritta nella meravigliosa conclusione del libro. Lo scrittore, alla fine della sua fatica, va a trovare Ferdousi, un venditore di tappeti colto e gentile che gli dice, tra l’altro: Che abbiamo dato al mondo, noi persiani? La poesia, la miniatura, il tappeto. Cose produttivamente inutili, che non rendono più facile la vita, ma semplicemente l’abbelliscono, sempre che una distinzione del genere abbia senso. Abbiamo dato al mondo questa meravigliosa inutilità. Ma è attraverso di essa che abbiamo espresso la nostra vera natura di vedere il pericolo, capiscono improvvisamente di non esserne immuni.
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Ryszard Kapuscinski è nato nel 1932 a Pinsk, nella Polonia orientale (oggi Bielorussia) ed è morto a Varsavia il 23 Gennaio 2007. Laureatosi in Storia a Varsavia, fino agli anni ottanta lavora come corrispondente estero dell’agenzia di stampa PAP. La sua lunga attività di reporter inizia in India,Pakistan e Afganistan, per poi proseguire in Sud America, Africa ed Asia. Le sue testimonianze, raccolte in 50 anni di viaggi in oltre 100 paesi del mondo, sono raccolte in numerosi libri, definiti da Salman Rushdie “straordinarie misture d’arte e reportage”. Kapuscinski ha descritto i cambiamenti politici, sociali e culturali di paesi attraversati da rivoluzioni, lacerati da guerre e in fase di mutamenti storici. La sua fama è dovuta ai numerosi libri-reportage che lo hanno reso un modello contemporaneo del giornalismo letterario internazionale. I suoi libri, pubblicati in 28 lingue e in 122 edizioni internazionali, sono racconti sui luoghi, analisi storiche e sociali, ma soprattutto memorie di persone incontrate. “Cittadino del mondo” e “portavoce delle minoranze”, Kapuscinski ha ottenuto in Italia diversi riconoscimenti. Nel Gennaio 2003 è stato insignito del Premio Grinzane Cavour destinato agli scrittori che contribuiscono a promuovere il piacere della lettura. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Napoli per la Poesia e il Premio Elsa Morante per il suo contributo alla cultura europea. Nel 2006 ha avuto il riconoscimento per il Premio “Ilaria Alpi”, lo stesso anno l’Universita’ degli Studi di Udine ha conferito a Kapuscinski la laurea honoris causa. |