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libri, guide,
letteratura di viaggio

22/11/2024 11:50:23

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Arabia Felix

Hansen Thorkild


Editeur - Casa editrice

Iperborea

Asia
Medio Oriente
Yemen
Arabia

Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

1992

Pagine - Pages

438

Titolo originale

Det Lykkelige Arabien

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Narrativa

Traduttore

D. Unfer

Acquista in Italia tramite la Libreria dell'Angolo
(Lungo Tevere Testaccio,10 - Roma)

Arabia Felix

Arabia Felix Arabia Felix  

Il 4 gennaio 1761 una nave lascia il porto di Copenhagen diretta a Costantinopoli: a bordo vi sono i membri della prima grande spedizione scientifica danese. La meta è lo Yemen, la terra che, fin dall’antichità, porta uno di quei nomi «che usiamo dare ai luoghi che conosce solo la nostra nostalgia». «Perché l’Arabia Felice è chiamata felice?», scrive nel diario il giorno della partenza Peter Forskkål, uno dei protagonisti della spedizione. Ed è questa la domanda sottintesa a tutto il libro: esiste il paese della felicità?
Ricostruendo sulla base di innumerevoli documenti la storia del «viaggio arabo» voluto da Federico V, e seguendolo tappa per tappa, attraverso Costantinopoli, Alessandria, Il Cairo, il Sinai, il mar Rosso fino allo Yemen e la lunga odissea del rientro in patria, Thorkild Hansen racconta in realtà la storia di ogni esperienza umana: quel viaggio di andata e ritorno di cui parlano i miti, le fiabe, le epopee. Gli scienziati partono, per scoprire e conoscere, ma in realtà proiettano in un luogo lontano la realizzazione dei propri sogni – di sapere, di gloria, di ricchezza – troveranno sofferenze, fatiche, gioie, conquiste, fallimenti, e la morte.
Solo uno farà ritorno: Carsten Niebuhr, partito come «il figlio inetto» delle fiabe, convinto di non essere all’altezza del suo compito, ma aperto alle esperienze, capace perfino di rinunciare alla propria identità per fare sua la lezione del deserto: «non avere niente, non essere niente». La felicità non è in nessun luogo: il nome di Arabia Felix è nato da un equivoco. O forse la felicità è in ogni luogo: il confine del suo paese è quel cerchio perfetto che l’orizzonte traccia intorno a noi e di cui, ovunque ci troviamo, sempre siamo il centro.


Tratto dalla scheda di Baggiani, A., L'Indice 1993, n. 9

Tirando fuori dal dimenticatoio lettere, diari inediti, erbari polverizzati, questa volta Hansen, noto giornalista e abile ricostruttore di puzzles storico-archeologici, ci consegna, ben impacchettata ma piena di sorprese, una vera, affascinante spedizione geografica settecentesca. Alla ricerca dell'"Arabia Felix" si muove infatti - tra il 1761 e il 1766 - una curiosa e malassortita équipe di esploratori al servizio del re di Danimarca - in concorrenza con la Svezia. Dei sei personaggi che compongono il gruppo, diversissimi per formazione e carattere, uno solo tornerà: l'agrimensore tedesco Carsten Niebuhr, cui si deve infatti la prima precisa descrizione ufficiale dello Yemen, l'Arabia Felix del titolo. Incomprensioni, malintesi, ripicche, dividono i suoi colleghi e oppongono soprattutto il filologo von Haven e il geniale quanto ostinato Forsskål, botanico esperto, allievo di Linneo (cui manderà infatti, come d'uso, semi e descrizioni, e Linneo darà il suo nome a una pianta). Manca un capo, e l'onestissimo Niebuhr è solo il tesoriere. Gli imprevisti, un tentativo, forse, di avvelenamento, la difficoltà di adattamento a climi e luoghi finiscono col far precipitare le cose e solo la solida umiltà dell'infaticabile Niebuhr riuscirà ad aver ragione di una realtà sempre più romanzesca. Ma il viaggio diventa così una metafora, senza perdere nulla del suo interesse specifico, per merito del narratore, che segue passo passo le vicende e continua a interrogarsi sul gusto del potere e sul senso della ricerca. E neppure la sconsolata constatazione dei guasti della burocrazia - anche i danesi! -, che rende inutilizzabile gran parte delle preziose informazioni raccolte a costo della vita, riesce a gettare un'ombra su un'avventura e una sfida in cui un quasi brechtiano eroe al contrario può, annullandosi, vincere per pura tenacia perché non ha mai perso di vista il suo fine ultimo.