Armi d'Italia
Per la prima volta viene fornito un quadro chiaro e aggiornato dell'industria e della normativa italiana delle armi, evidenziando le possibili conseguenze della riforma per la legge 185. Il made in Italy non è solo pizza, auto, scarpe e bei vestiti. È fatto anche da celebri pistole, adottate dai corpi di polizia di diversi Paesi nel mondo; da milioni di mine, ormai messe al bando ma ancora pronte ad esplodere in ogni angolo del Sudest asiatico e dei Balcani; da aerei ed elicotteri di ultima generazione. L'Italia, dal 1945 ad oggi, si è annualmente piazzata tra i primi dieci produttori di armamenti nel mondo; sono italiani i presidenti delle più importanti realtà armiere europee; un sostegno incondizionato all'industria non proviene da una sola fazione politica, ma coinvolge quasi tutto l'arco parlamentare; e, in epoca di grandi privatizzazioni, la massima parte della produzione di armamenti rimane, per il tramite di Finmeccanica, saldamente sotto il controllo dello Stato. Intanto, il 3 giugno 2003 il Parlamento italiano ha dato il definitivo via libera alla riforma della legge 185 del 1990, una delle normative più avanzate al mondo in materia di trasparenza e controllo sul commercio di armi da guerra. La riforma è stata inseguita per oltre un decennio dalla lobby degli industriali, ansiosa di liberarsi da una gabbia che le impediva di chiudere affari con clienti ottimi ma impresentabili; ed infine, nonostante un parziale successo di una grande campagna d'opinione, i controlli si sono allentati e buona parte delle produzioni e delle vendite sono state sfilate dalla rendicontazione pubblica. Di tutto questo, e di molto altro - anche delle tante operazioni ai limiti del lecito compiute da produttori, commercianti e dalle cosiddette banche armate a sostegno di esportazioni dirette verso i luoghi più caldi del pianeta - parlano Bagnato e Verrini in questo libro; nella convinzione che non si possa comprendere la politica estera d'Italia e d'Europa, i rapporti di entrambe con gli Stati Uniti, il nostro recente coinvolgimento in missioni di guerra "umanitaria" o "preventiva" senza comprendere il delicato intreccio fra industria armiera, potere politico e potere finanziario.
GLI AUTORI Benedetta Verrini, giornalista, collabora con diversi periodici trattando argomenti legati all'attualità e al sociale. Lavora al settimanale «Vita» dal 1999, dove segue principalmente i temi del diritto nel settore non profit, del disagio minorile e delle adozioni, del mercato degli armamenti. Ha seguito da vicino il cammino della riforma alla legge 185 del 1990.
Riccardo Bagnato, giornalista, direttore del portale di informazione «Vita.it» dal 2000, da cui ha seguito la campagna in difesa della legge 185 del 1990, si occupa principalmente di nuove tecnologie e non profit. Collabora inoltre con «Alias», «il manifesto», «Repubblica.it», e il mensile «Campus».
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