India, fine anni Sessanta: Amnu, figlia di un alto funzionario, lascia il marito, alcolizzato e violento, per tornarsene a casa con i suoi due bambini. Ma, secondo la tradizione indiana, una donna divorziata ・priva di qualsiasi posizione riconosciuta. Se poi questa donna commette l'innaccettabile errore di innamorarsi di un paria, un intoccabile, per lei non vi sar・pi・comprensione, n・perdono. Attraverso gli occhi dei due bambini, Estha e Rahel, il libro ci racconta una grande storia d'amore che entra in conflitto con le convenzioni.
Arundhati Roy, nata nel Kerala, si ・laureata alla Delhi School of Architecture e vive a Nuova Delhi. ネ stata assistente al National Institute of Urban Affairs e ha studiato Restauro dei monumenti a Firenze. Ha scritto, tra l'altro, alcune sceneggiature. Il dio delle piccole cose, suo romanzo d'esordio, ・stato un best seller in tutto il mondo.
recensione da "Il caf・letterario" Un'India diversa, meno nota, non turistica, n・drammaticamente dominata dalla miseria e dalla morte, ・quella che appare dal romanzo di Arundhati Roy, terra descritta da una scrittrice esordiente, che ha l'orgoglio di vivere in India e di parlare di una realt・che quotidianamente vive. La trama, che non ha un andamento strettamente cronologico, ma si svolge lungo vari periodi della vita dei personaggi, ha dei nuclei portanti intorno ai quali muovono gli innumerevoli piccoli eventi quotidiani, che, pur scorrendo quasi insignificanti, sono in grado di cambiare radicalmente e drammaticamente le esistenze. Ma ci・che avviene non ・descritto, ・filtrato dall'immaginario di chi ne ・protagonista, soprattutto dalla psicologia dei due "gemelli dizigotici" che sono il nucleo principale della storia. Per un bambino ogni parola, ogni gesto ha un significato assoluto, l'amore ・un sentimento perennemente a rischio e la morte ・una realt・che la fantAsia pu・ignorare (Sophia Moll, la cuginetta morta, in realt・sta facendo le capriole dentro la sua bara, e sorride e gioca...). Pi・crudele ・la vita per Ammu, madre di Estha e Rahel, i due gemelli: il matrimonio con un uomo alcolizzato e violento, il rifugiarsi nella casa paterna del piccolo paese in cui marxismo e pregiudizi di casta convivono, la relazione con un Paravan, un Intoccabile, che la far・scacciare come indegna di vivere in una famiglia abbiente e rispettata. La sua solitaria morte, a un'et・in cui non ・n・giovane, n・vecchia, la sua cremazione a cui assistono, in un'atmosfera di alienazione, la figlia e il fratello, sono in un certo senso la conclusione logica di una vita, che vuole rompere certi canoni, ma non sa farlo fino in fondo. L'aspetto pi・affascinante del romanzo ・il linguaggio, che la traduzione di Chiara Gabutti rende efficacemente: parole che si fanno immagini e cose, anzi piccole cose, piccoli dei. Si ・circondati da realt・vive, basta nominarle o pensarle e assumono una loro autonomia e una forza condizionante con cui ・possibile dialogare o scontrarsi. Il silenzio e l'isolamento in cui si chiude Estha, che nemmeno la sorella osa spezzare, ・forse l'unica risposta possibile, almeno fino ad oggi, a questa societ・cos・impermeabile, pur nell'apparente rapida evoluzione del costume.
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Le prime pagine CONSERVE & COMPOSTE PARADISO
Maggio ad Ayemenem ・un mese caldo, meditabondo. Le giornate sono lunghe e umide. Il fiume si ritira e corvi neri si rimpinzano di manghi lucidi sugli alberi verdepolvere, immobili. Maturano le banane rosse. Si spaccano i frutti dell'albero del pane. Mosconi viziosi ronzano vacui nell'aria fruttata. Poi si schiantano contro i vetri delle finestre e muoiono, goffamente inermi sotto il sole. Le notti sono limpide, ma soffuse di un'attesa fosca e pigra. Con l'inizio di giugno, per・ arriva il monsone da sudovest, portando tre mesi di vento e pioggia, con brevi incantesimi di sole aspro e brillante che i bambini elettrizzati rubano per i loro giochi. La campagna diventa di un verde sfrontato. I confini sfumano man mano che i filari di tapioca mettono radici e fioriscono. I muri di mattoni diventano verdemuschio. I viticci del pepe nero serpeggiano su per i pali della luce. I rampicanti selvatici traboccano dagli argini di laterite e si riversano nelle strade allagate. Le barche riforniscono i bazar. E nelle pozzanghere che riempiono le buche lasciate per le strade dal Dipartimento dei Lavori Pubblici compare qualche pesciolino. Pioveva, quando Rahel torn・ad Ayemenem. Argentee funi frustavano la terra sfatta, arandola a colpi di cannone. La vecchia casa sulla collina portava il ripido tetto a due spioventi calcato sulle orecchie come un cappello. I muri, striati di muschio, si erano ammorbiditi e leggermente gonfiati per l'umidit・che filtrava dal terreno. Il giardino incolto e straripante era pieno del sussurro e del trapestio di piccole vite. Nel sottobosco un serpente si strofinava contro una pietra lucente. Gialle ranetoro perlustravano speranzose lo stagno melmoso in cerca di un compagno. Una mangusta fradicia sfrecci・per il viale d'accesso cosparso di foglie. La casa sembrava vuota. Porte e finestre serrate. La veranda anteriore nuda. Senza mobili. Ma la Plymouth azzurrocielo con gli alettoni cromati era ancora parcheggiata l・fuori e, dentro casa, Baby Kochamma era ancora viva. Era la baby-prozia di Rahel, la sorella pi・giovane di suo nonno. Il suo vero nome era Navomi, Navomi Ipe, ma tutti la chiamavano Baby. Divent・Baby Kochamma quando fu grande abbastanza per essere zia. Rahel non era tornata a trovare lei, per・ N・la nipote, n・la prozia si facevano illusioni al riguardo. Rahel era venuta per vedere suo fratello, Estha. Erano gemelli nati da due ovuli diversi. "Dizigotici", dicevano i dottori. Nati da ovuli separati, ma fecondati contemporaneamente. Estha - Esthappen - era pi・vecchio di diciotto minuti. Non si erano mai assomigliati in modo particolare, Estha e Rahel, e nemmeno quando erano bimbetti dalle braccia magroline, il petto piatto e i ciuffi alla Elvis Presley,... c'erano mai stati i classici "Chi ・Rahel?" e "Qual ・Estha?" da parte di parenti tutti sorrisi o dei vescovi siriano-ortodossi che visitavano spesso la casa di Ayemenem per le offerte. La confusione stava in un posto pi・profondo, pi・segreto. In quei primi anni amorfi, in cui la memoria cominciava appena a esistere, in cui la vita era piena di Inizi e non conosceva Fine, e Tutto era Per Sempre, Esthappen e Rahel pensavano a loro due insieme come Io, e separati, individualmente, come Noi. Quasi fossero una rara specie di gemelli siamesi, separati nel corpo ma con identit・fuse insieme. Ancora adesso, dopo tutti questi anni, Rahel ricorda di essersi svegliata una notte ridendo per un sogno buffo fatto da Estha. Rahel ricorda anche altre cose che non ha il diritto di ricordare. Per esempio, ricorda (anche se non era presente) che cosa fece a Estha l'Uomo delle Aranciate e delle Limonate, quella volta al Cinema Abilash. Ricorda il sapore dei sandwich al pomodoro - i sandwich di Estha, quelli che Estha stava mangiando - sul postale per Madras. E queste sono solo le piccole cose.
Ad ogni modo, lei adesso pensa a Estha e Rahel come Loro, perch・separatamente loro due non sono pi・quello che Loro sono stati o quello che Loro pensavano sarebbero stati. No. Le loro vite hanno forma e dimensione, adesso. Estha ha la sua e Rahel pure. Margini, Bordi, Orli, Confini, Frontiere e Limiti sono comparsi ai loro orizzonti separati come una banda di folletti maligni. Creature piccole dalle lunghe ombre, che pattugliano un Limitare Sfocato. Sotto i loro occhi sono sorte delicate mezzelune e hanno la stessa et・di Ammu quando mor・ Trentuno. Non vecchi. Non giovani. Ma vitalmente morituri.
ゥ 1997, Ugo Guanda Editore S.p.A. |