Ancora una volta è mattina, ad Amritsar, e ancora una volta Ramchand è in ritardo per il lavoro. Giovane commesso di un antico e rinomato negozio di abbigliamento femminile, sepolto fra le tortuose stradine e gli affollati bazar della città vecchia, da undici anni Ramchand divide la monotonia e il vuoto delle sue giornate tra la Casa del Sari Sevak e una squallida stanzetta ammobiliata. Ogni giorno arrotola e srotola pazientemente sari multicolori, pezze di cotone e di seta per le giovani e vecchie memsahib di Amritsar, sempre invisibile ai loro occhi, sempre apatico e indifferente. Finché una mattina, costretto ad allontanarsi dalla nicchia del tran tran quotidiano per portare il campionario della merce a una ribelle fanciulla della società bene, Ramchand si risveglia dal suo torpore. Il contatto con un mondo differente, ricco e colto, risveglia in lui l'assopito senso della possibilità, le speranze di un'esistenza diversa, naufragate tanti anni prima con la morte dei genitori. Con l'aiuto di un'improbabile collezione di libri in inglese (da un manuale di corrispondenza formale a una raccolta di saggi), di un paio di calze pulite e di una saponetta di marca, Ramchand cerca di conquistare un'elevazione spirituale, di fare di sé una persona diversa. Ma l'India appena scoperta si rivela un luogo diverso da quello sognato... All'apparenza "Il negozio di sari" è un romanzo quieto, ma la storia che si dipana sotto i nostri occhi è un misto di favola filosofica, racconto di formazione, critica ironica e ferma di quella letteratura che dipinge l'India con i soliti colori dell'esotismo.
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Fino a ventisei anni Ramchand ha condotto una vita molto "piccola", ristretta. Rimasto orfano da bambino degli adorabili genitori, viene affidato a degli zii che, oltre a impossessarsi della modesta eredità, si occupano distrattamente di lui. Quando compie quindici anni, lo affidano al proprietario di un grande negozio di sari. Per più di dieci anni, Ramchand si limita ad andare tutti i giorni a lavorare, osservando la severa gerarchia che domina il negozio e torna nella sua camera alla sera, concedendosi pochissime uscite e occasioni di nuove conoscenze. Ma un giorno lo mandano a casa di una delle famiglie più ricche della città per mostrare i sari più preziosi, in occasione del matrimonio di una figlia. Il giorno successivo, gli affidano il compito di cercare un impiegato "inspiegabilmente" assente. Così viene a contatto con la vita dei quartieri più poveri della città e con la moglie del collega, donna tragica persa nell’alcol. Queste due piccole ma improvvise circostanze fanno sì che Ramchand possa dare uno sguardo al mondo più grande che lo circonda. Già scosso ultimamente da un vago scontento e dall’irrequietezza, il ragazzo si sente agitato da mille diverse emozioni di fronte a questi mondi tanto diversi. Così decide di migliorare la propria posizione, di ampliare le conoscenze e investe parte dei suoi miseri risparmi nell’acquisto di un vocabolario d’inglese e di un manuale di scrittura epistolare. A partire da questo momento, in un crescendo di avvenimenti, Ramchand precipita nel mondo, ne ha visioni differenti e sconcertanti e, dopo un momento di profonda ribellione, ritorna alla routine di sempre, evitando con attenzione anche solo di guardare i libri… All’apparenza Il negozio di sari è un romanzo quieto. La storia che si dipana sotto i nostri occhi è un misto di favola filosofica, romanzo di formazione, critica ironica ma ferma di quella letteratura che dipinge l’India con i soliti colori dell’esotismo. Ramchand, un vero antieroe, si pone una serie di questioni squisitamente esistenziali e lo fa in modo semplice e intenso, coinvolgendo nella profondità dei suoi sentimenti e delle riflessioni i lettori più giovani ma anche quelli adulti. |