Allegro occidentale
Allegro Occidentale è la storia di Mister Piccolo, scrittore e giornalista al quale hanno proposto di vedere il mondo (o quanto meno una buona parte di questo) insieme ad altri otto colleghi. E Mister Piccolo comincia questo lungo viaggio a occhi sbarrati scoprendo subito, da quando mette piede per la prima volta nella business class dell’aereo diretto in Sri Lanka, che il privilegio sarà, per tutto il tempo della sua Odissea, l’unico vero luogo che fa la differenza, il luogo che uniforma tutti i luoghi, che azzera le distanze geografiche e amplifica quelle sociali, che crea paradisi e li distrugge. Mister Piccolo guarda osserva ascolta e in questo guardare, osservare, ascoltare lascia entrare nel viaggio episodi, vicende, esplorazioni che tutti riconducono a qualcosa che ha a che fare con la strana, bizzarra ingiustizia, e con l’altrettanto bizzarro privilegio, di essere un esemplare piuttosto significativo della `specie` occidentale (corretto e mostruoso, cinico e passionale, pensoso ed edonista, ma sempre e rigorosamente fino a un certo punto), vale a dire una `contraddizione vivente`. Mister Piccolo siamo noi che andiamo alla scoperta del mondo. Acuto osservatore ma 'fino a un certo punto', amante della verità ma 'fino a un certo punto', edonista ma 'fino a un certo punto'. E' cauto e curioso. E' appassionato e guardingo. Un po' di cinismo gli permette di vedere dove la sua correttezza emotiva non arriverebbe. E tuttavia aspetta il miracolo. Esiste? Il mondo gli si rivela come una distanza senza distanze, come la confortante allegria di ciò che si ripete identico. In Sri Lanka, a Hong Kong, sulla barriera corallina australiana, in aereo, negli alberghi a cinque stelle, nei villaggi turistici più esclusivi, la scena si ripete uguale. Mister Piccolo si perde nella mesta allegria occidentale di sapersi sempre altro da ciò che è ma finisce con il misurare la povertà della propria autonomia (sono davanti al bagno degli elefanti o nella cartolina che lo rappresenta?), della propria identità (sono io o Nicholas Cage?), della propria normalità (cerco il piacere di una prostituta nigeriana perché ne ho diritto come tutti gli altri, o perché c’è un mostro in me cui sto finalmente dando retta?). Humour, intelligenza critica, grandi scenari, piccoli episodi. Il privato e il pubblico. Il tutto raccontato, raccontato, raccontato.
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Francesco Piccolo è nato a Caserta nel 1964. Si è laureato in Lettere con una tesi su `Le teorie comiche nel teatro del Settecento`. Vive e lavora a Roma e collabora alle pagine culturali del “diario della settimana”. Nel 1993 è stato finalista del Premio Calvino con il romanzo inedito Diario di uno scrittore senza talento. Con la casa editrice Minimum fax ha pubblicato nel 1994 Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori, tratto da alcune lezioni di creative writing sui metodi di scrittura. Nel 1996 pubblica la raccolta di racconti Storie di primogeniti e figli unici per i tipi di Feltrinelli, tradotto in tedesco da Alexander Fest Verlag di Berlino, con il quale ha vinto il Premio Giuseppe Berto e il Premio Chiara. Sempre per Feltrinelli nel 1998 pubblica il romanzo E se c’ero, dormivo seguito, nel 2000, da Il tempo imperfetto. |