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Gli spettri del Congo

Hochschild Adam


Editeur - Casa editrice

Rizzoli

Africa
Africa Centrale
Congo


Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

2001

Pagine - Pages

430

Titolo originale

King Leopold's Ghost: A Story of Greed, Terror, and Heroism in Colonial Africa

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Saggi Stranieri

Traduttore

Zuppet R.


Gli spettri del Congo Gli spettri del Congo  

Nella storia narrata da Adam Hochschild non compaiono solo malvagi di grandezza shakespeariana come Leopoldo, degno di figurare accanto ad Hitler e Stalin nella galleria dei mostri del Novecento, o i modelli che servirono a Conrad per la figura di Kurtz, come il capitano Léon Rom, che ornò il giardino di casa con le teste di ventun "ribelli". Ci sono anche gli idealisti che, denunciando lo scandalo del Congo, fecero nascere il primo movimento mondiale a favore dei diritti umani. Tutti personaggi che sembrerebbero usciti dalla penna di un romanziere visionario. Ma gli "Spettri del Congo" non è un romanzo. E' un libro di storia, che riesce a scavare nelle coscienze e a imprimersi nella memoria collettiva.
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Re Leopoldo II del Belgio e l’olocausto dimenticato, ovvero la storia di uno dei personaggi più feroci del Novecento che, grazie ad una abilissima campagna diplomatica e ad un sapiente uso degli strumenti della propaganda, riuscì a fare del vastissimo territorio congolese un dominio personale, mascherando i propri ambiziosi obiettivi dietro la menzogna della filantropia.
All’arrivo dei portoghesi, primi colonizzatori - nel 1482 – il Regno del Kongo esisteva da almeno cento anni, ed era saggiamente governato. I nuovi arrivati costruirono chiese e scuole, come molti altri evangelizzatori successivi. Ma ben presto la febbre della schiavitù contagiò molti missionari laici e religiosi e le coste occidentali del Congo divennero un serbatoio da cui partivano oltre cinquemila schiavi l’anno.
Nonostante la storia secolare di sfruttamento e colonizzazione, la parte più interna del territorio, verso la valle del fiume Congo e la foresta pluviale, erano sostanzialmente sconosciuti alle popolazioni bianche. Solo qualche Africano implicato nella tratta degli schiavi si era azzardato a spingersi all’interno per reclutare uomini e donne nei villaggi più isolati. Territorio troppo impervio, anche per gli esploratori successivi, esso alimentò via via un mito: quello del fiume Congo, del quale, risalendo il corso a partire dalla foce sulla costa Occidentale, non si era mai riusciti a conoscere il luogo esatto da cui nasceva. Da dove aveva origine quel fiume imponente, dal corso sempre regolare e dispensatore di grande fertilità per i territori attraversati?
Nell’Ottocento si afferma un nuovo tipo umano e sociale: l’esploratore. Uomini spesso tanto ambiziosi quanto costretti nei loro paesi a ruoli sociali di secondo piano, questi nuovi avventurieri riportavano in patria le glorie delle loro scoperte geografiche, conquistando la fama desiderata in modo improvviso e duraturo, e alimentando dei veri e propri fenomeni mediatici.
Fu su personaggi di questo tipo che il giovane re Leopoldo – salito a trono nel 1865 - si appoggiò, per dare corpo alla sua brama di conquiste e alla sua sete di potere. Dopo la metà dell’800 l’Africa subsahariana era il bersaglio giusto per le mire di un aspirante colonialista. Il Sudafrica era controllato dai britannici e dai boeri, il Portogallo rivendicava gran parte dell’antico regno del Kongo e il Mozambico. Sul versante occidentale il Portogallo, la Spagna, la Gran Bretagna e la Francia possedevano isole e piccole sacche di territorio. Ma il resto, circa l’80% del continente africano, si trovava ancora sotto il dominio di sovrani indigeni.
Sponsorizzando le gesta di un giovane esploratore e assegnandogli l’incarico di risalire il corso del fiume Congo, egli iniziò la sua inarrestabile conquista di un territorio vastissimo, del quale espropriò sistematicamente le ricchezze e decimò la popolazione. Grazie ad un proficuo sistema di concessione di licenze a compagnie internazionali per lo sfruttamento delle ricchezze naturali (principalmente legno, avorio e caucciù), egli riuscì gradualmente ad instaurare un vero e proprio regime del terrore, brutale e sanguinario, che conobbe il suo apice nel periodo di massima espansione del commercio della gomma, a fine secolo. Milioni di congolesi furono distrutti dalla fatica di un lavoro faticoso e disumano (la raccolta della gomma selvatica è un’attività dai rischi e dalle difficoltà difficilmente immaginabili), interi villaggi vennero incendiati per terrorizzare i riottosi, oppure per fare posto alle piantagioni di nuovi alberi di caucciù; uomini, donne e bambini furono mutilati in segno di monito o per punizione, nei casi in cui i maschi reclutati nel villaggio non avessero consegnato il quantitativo di gomma richiesto. Milizie private e milizie governative si contesero il triste primato delle crudeltà che portarono ad un vero e proprio genocidio. Si calcola che tra il 1880 e il 1920 circa 10 milioni di congolesi persero la vita per cause direttamente o indirettamente legate alle dure condizioni di vita e di lavoro cui erano condannati: torture, fame, freddo, malattie, malnutrizione, fino agli omicidi e agli ordini di sterminio. Circa la metà della popolazione di quel tempo.
L’avventura coloniale di Leopoldo si concluse nel 1908, grazie anche ad un vasto movimento di difesa dei diritti umani che, partito dagli Stati Uniti, aveva via via coinvolto tutta l’Europa.

Leopoldo II non si recò mai in Congo.

 


Recensione in altra lingua (English):

In "an enthralling story, full of fascinating characters, intense drama, high adventure, deceitful manipulation, courageous truth-telling, and splendid moral fervor" ("Christian Science Monitor"), Hochschild tells the story of King Leopold of Belgium, a megalomaniac of monstrous portions. 31 photos. Map.