Una bibbia nel suo genere... Possiamo anche scrivere libri su questa o quella zona del deserto o su qualche aspetto particolare della sua storia, ma mai potrà esservi un altro quadro d'insieme, perché in questo libro viene detto tutto, e da un grande maestro." dall'Introduzione di T.E. Lawrence
Nel 1876 un giovane medico e poeta inglese innamorato dei popoli e della cultura del Medio Oriente decide di visitare un sito archeologico nascosto nel cuore dell’Arabia. Per raggiungerlo, non esita a travestirsi da pellegrino e a unirsi alla grande carovana di devoti che da Damasco si reca alle città sante dell’Islam. Comincia così l’odissea nel deserto di Charles M. Doughty, turista clandestino che nessuna autorità può proteggere nella sua esplorazione di un mondo arcaico, violento e misterioso, in cui le regole di comportamento a lui note non valgono nulla. Mille incontri indimenticabili si svolgono negli scenari magici e solenni delle immense distese di sabbia, tra la fatica delle lunghe cavalcate a dorso di cammello, le soste in villaggi e accampamenti che sembrano usciti da un lontano passato, la fame e la sete, i tradimenti e gli agguati delle guide cui l’ignaro viaggiatore si affida, e i momenti di comunione con gli eroici abitanti del deserto, uomini e donne osservati da Doughty con l’appassionata attenzione dello straniero che, per sopravvivere, ha bisogno di distinguere a colpo sicuro gli amici dai nemici.
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"It is not comfortable to have to write about [Travels in] Arabia Deserta," T.E. Lawrence wrote in his introduction to the 1908 abridgment of Doughty's idiosyncratic monument. "I have studied it for ten years, and have grown to consider it a book not like other books, but something particular, a bible of its kind. To turn round now and reckon its merits and demerits seems absurd. I do not think that any traveller in Arabia before or after Mr. Doughty has qualified himself to praise the book - much less to blame it."
Lawrence was not alone in that assessment, although Edward Garnett, who abridged the legendary traveler's 1,100-page book for what he hoped would be a wider readership, was forced to agree with Doughty's biographer that the book was possessed of a "strange style, which, maintained throughout a work of over 600,000 words, discouraged even the very elect." In small bites, however, the work's style is quite digestible. |