Lettere dalla Kirghisia
` Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene reale e comune. Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere. Arrivando in Kirghisia, ho avuto la sensazione di “tornare” in un Paese nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse. Il mio strano “ritorno” in questo meraviglioso Paese, è accaduto dunque casualmente. Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale. In ogni settore, pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili…`.
Chi conosce la Kirghisia? A malapena qualcuno ricorda le origini nomadi dei suoi abitanti e l`indipendenza dall`URSS conquistata nel 1991. In questo libro epistolare, meta` reportage e meta` saggio utopico, il cineasta Silvano Agosti col suo talento poetico e visivo ci introduce a una società a misura d`uomo, ` dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non e` un`utopia ma un bene reale e comune `.
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Silvano Agosti nato a Brescia, si stabilisce successivamente a Roma, dove nel 1960 s`iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1962 ottiene il diploma in regia col cortometraggio La veglia. Nel 1965 Agosti è montatore e co-sceneggiatore de I pugni in tasca di Marco Bellocchio. Nel 1967 esce il suo primo lungometraggio, Il giardino delle delizie, cui seguono altri lavori legati all`impegno sociale e civile dell`autore. Sempre con Bellocchio e insieme a Rulli e Petraglia nel 1975 gira all`ospedale psichiatrico di Colorno il film Matti da slegare, che propone una nuova interpretazione del rapporto cinema/verità. Dal 1976 al 1978 è docente di montaggio al Centro Sperimentale di Cinematografia. Negli anni successivi si dedica anche all`attività letteraria. |