Incontro nel deserto
Spirito indipendente e avventuroso, Knud Holmboe giunse per la prima volta in Nord Africa nel 1924, e vi tornò a più riprese. Incontro nel deserto racconta il viaggio – che nelle intenzioni avrebbe dovuto raggiungere La Mecca – compiuto in macchina nel 1930 dal Marocco al confine tra Libia ed Egitto attraverso il Sahara. Nessun europeo aveva mai compiuto una simile traversata, e la situazione politica di quei territori (alcuni sotto il dominio francese, altri occupati dagli italiani) rendeva qualsiasi straniero sospetto agli occhi delle tribù indigene e dei governi coloniali. Holmboe poté muoversi in quelle zone in quanto parlava l’arabo, si era convertito all’Islam e aveva fatto propri i costumi e il modo di sentire di quelle genti. In queste pagine, che ritraggono in modo unico la mentalità e le tradizioni musulmane, non c’è alcuna idealizzazione di quel mondo, ma piuttosto un grido d’accusa contro le sofferenze imposte a quelle popolazioni dalle «civilizzate» nazioni europee: in particolare, sono descritte in modo vivido e straziante le atrocità perpetrate dal colonialismo italiano in Libia. Amante del rischio, animato da un forte senso di giustizia e curioso della vita e del mondo, Holmboe andò incontro con serena consapevolezza al collezione proprio destino. Ed è curioso pensare come la morte lo abbia colto non lontano da Aqaba, la città che durante il primo conflitto mondiale vide una delle più grandi imprese di Lawrence d’Arabia, cui per certi versi la sua figura si avvicina.
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Knud Holmboe (1902-1931) nacque in una famiglia della borghesia danese. Cominciò giovanissimo a scrivere resoconti di viaggio per un quotidiano di Copenaghen: nel giornalismo vide un’opportunità per fuggire dalla grigia monotonia di un ambiente che la sua indole non sopportava. Dal 1924 viaggiò in Africa, Persia, Iraq, Turchia e nei Balcani. Affascinato dalla civiltà araba, si convertì all’Islam assumendo il nome di Ali Ahmed. Nel 1931 fu assassinato mentre si trovava in Arabia. |