L' Islam a tavola
Dalle cucine della corte dei califfi di Bagdad -dove i piaceri della buona tavola erano abbondantemente coltivati, e dove confluivano e si mescolavano le tradizioni alimentari di arabi, persiani e asiatici, oltre che di bizantini una ricca e raffinata civiltà gastronomica si irraggiò in tutto il mondo islamico, dal Vicino Oriente all'Egitto al Nordafrica, fino all'Andalusia. Una grande varietà di tipi di pasta, di piatti in agro-dolce, di salse, di cuscus, di dolci e persino di vino, affollano le ricette tramandate dai testi medievali. È tutta una festa di aromi, spezie, sapori e colori, che possono allietare anche le nostre tavole, come suggeriscono le 30 ricette adattate ai gusti di oggi che completano il volume.
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Le prime righe Un pranzo fra amici «Un giorno, uno dei cuochi del sultano si presentò a un gruppo di amici che giocavano a scacchi, i quali lo invitarono a prendere posto. Si accomodò, prese parte al gioco e cominciò così a frequentarli nel suo giorno di riposo. Dopo il gioco li accompagnava a casa di quello che per turno riceveva, fino al giorno in cui gli chiesero di cucinare per loro come faceva per il sultano. Il giovanotto che riceveva voleva un sikbaj. Il cuoco del sultano allora gli domandò: ‘Chi cucina di solito per te?', 'Il mio domestico', rispose, e lo chiamò. Dopo averlo interrogato sul modo di preparare il sikbaj, il cuoco del sultano gli chiese di portargli la pignatta in cui aveva l'abitudine di preparare quel piatto. Quando l'ebbe vista, ordinò di pulirla bene con l'argilla. Il ragazzo lavò più volte il recipiente e ogni volta il cuoco del sultano annusava la pignatta, poi chiedeva che si ripetesse l'operazione, fino al momento in cui ordinò di lavarla con del sedano. Finalmente, dopo avere annusato la pignatta, disse: 'Bene, adesso è pulita ' e, sempre stando seduto a giocare a scacchi, disse al ragazzo di cucinare il piatto secondo le sue abitudini. |