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Scontro di inciviltà

Italiani e musulmani: equivoci e pregiudizi

Benali Nacéra


Editeur - Casa editrice

Sperling & Kupfer

Africa
Africa del Nord
Algeria


Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

2005

Pagine - Pages

311

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Saggi

Prefazione

Henri Teissier

Curatore

Soheib Bencheikh


Scontro di inciviltà Scontro di inciviltà  

Musulmani terroristi, fanatici, violenti, incapaci di integrarsi, con il chiodo fisso di conquistare l'Occidente e di spodestare l'italica pasta con il barbaro cuscus, a colpi di bombe e conversioni forzate. I pregiudizi degli italiani sull'Islam sono in crescita incontrollata e il fossato di incomprensione si allarga sempre di più. Ma la minaccia - reale - del terrorismo islamista è davvero sufficiente a trasformare tutti gli immigrati arabi, ai nostri occhi, in potenziali kamikaze? Perché invece di accettare le nuove sfide che attendono la società italiana si urla da tutte le parti allo "scontro di civiltà"? Eppure, scavando appena sotto la superficie delle cose, si scoprirebbe che le differenze sono meno marcate di quanto si pensi. Che, per esempio, i musulmani sono stati le prime vittime del terrorismo islamista e hanno lottato, pagando spesso con la vita, contro la barbarie integralista. In un libro che è, insieme, inchiesta, pamphlet e testimonianza, Nacéra Benali, giornalista algerina che da dieci anni vive nel nostro paese, ci guida in una corsa a ostacoli attraverso i luoghi comuni che condizionano negativamente il rapporto Italia-Islam. Con ironia e coraggio punta il dito contro chi alimenta l'islamofobia e suggerisce la direzione per un dialogo vero, ogni giorno più urgente.

 

Consulta anche: Una recensione su Conoscere l'Islam"


Recensione in lingua italiana

"Noi, musulmani laici, allergici a ogni fanatismo, siamo stati vittime del terrorismo islamista, così come voi occidentali. Lo abbiamo combattuto e lo combattiamo tuttora, con rabbia e orgoglio. Rabbia perché ci ha rubato persone care, perché ci ha spinto all’esilio, perché ha creato una crepa nei nostri rapporti con gli occidentali. Ma anche orgoglio, perché, laggiù senza scorta, senza l’appoggio di organizzazioni che condannassero gli attacchi che subivamo dai gruppi armati, senza un’opinione pubblica forte che denunciasse il fascismo o il totalitarismo, abbiamo portato avanti, a mani nude, una battaglia dura e spietata contro l’integralismo e il terrorismo. Abbiamo vinto, almeno in Algeria: siamo riusciti a toglier loro la maschera della religione che indossavano, per costringerli a mostrare il loro vile volto, quello della criminalità più barbara e del fanatismo più odioso."


Biografia

Nacéra Benali ha collezionato due primati poco invidiabili: è stata la prima (e unica) giornalista donna incarcerata dalle autorità algerine, in seguito a un suo articolo sul terrorismo pubblicato nel 1993, e la più giovane fra i cronisti condannati a morte dal Gruppi Islamico Armato nel 1994. Laureata in medicina, ha scelto di seguire la strada del giornalismo quando in Algeria è stata autorizzata la stampa indipendente, caso unico nel mondo arabo. Da dieci anni vive tra Roma e Algeri e collabora con diverse testate arabe e italiane. È membro della giuria del premio giornalistico multietnico Mustafa Souhir.

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