La danza di Siva
Coomaraswamy pubblica "La Danza di Siva" nel 1918, al termine di quella Prima Guerra Mondiale che non rappresentò, per usare le sue stesse parole, "una contingenza sfortunata ma l'esito inevitabile della Civiltà europea". Se ciò che si manifesta va sempre considerato un simbolo dell'essenza, come insegna la sapienza dell'India a cui Coomaraswamy si riferisce, allora nel conflitto che dilaniò l'Europa bisogna vedere il sintomo di uno squilibrio, di una non sopita contraddizione interna all'anima della civiltà occidentale. Rispetto ad altri critici della società occidentale moderna, l'autore non si limita alla denuncia della malattia ma propone una terapia radicale, l'unica possibile: l'incontro con l'Oriente e la riscoperta del valore della contemplazione.
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