Viaggiando fra India e Sahara non poteva che piacermi questo romanzo che ha rivelato il talento narrativo di Amitav Ghosh. In un paesaggio coloratissimo, animato dalle voci di infiniti personaggi, si snodano, dai dintorni di Calcutta alle sabbie del Sahara, le mille e una avventure del giovane Alu, che deve il suo nome a una testa tutta bernoccoli come una patata (""alu"" appunto). Quando suo zio Balaram, maestro elementare, se lo ritrova davanti, non crede ai suoi occhi: quel ragazzetto dal cranio sproporzionato è il sogno di ogni frenologo, e si dà il caso che lui si sia da tempo votato a quegli studi. Con assiduo stupore, Balaram scruta, misura e studia sera dopo sera, anno dopo anno, quella testa stramba. A distoglierlo dall'affettuosa e appassionata indagine sarà il mai sopito contrasto con il padrone della scuola locale, Bhudeb Roy. Mentre i due si combattono senza esclusione di colpi, Alu, ormai adulto, fonda, sulle rive del Golfo Persico, una comunità dove si rifugiano i più bizzarri fra i reietti. Troverà anch'egli un avversario assillante, di mestiere poliziotto e per svago pittore e ornitologo. Inseguiti e inseguitori si rincontreranno in uno sbalorditivo epilogo ai margini del Sahara algerino. Inseguendo utopie e fuggitivi nell'eco incessante di modelli letterari della tradizione indiana e di quella araba, del Brasile e del Perú, Ghosh ci suggerisce l'insormontabile difficoltà di far convivere sogno e vita."
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The Circle of Reason. New York: Viking, 1986. 423 pp. Ghosh's first novel opens with the arrival of a child "Alu" ("potato"-- for the shape of his head) in a small village and is divided into three sections: "Satwa: Reason," "Rajas: Passion," and "Tamas: Death." |