Fermata d'autobus
AVVERTENZA DELL'EDITORE Nel numero secondo, aprile-giugno 1988, di "In forma di parole" abbiamo pubblicato per primi in Italia, integralmente tradotta, la pièce teatrale Fermata d'autobus di Gao Xingjian, ora premio Nobél per la letteratura. La nostra scoperta, per così dire ‘prematura', non ha sollecitato nella cultura italiana e nella editoria la conoscenza dello scrittore cinese, drammaturgo, romanziere, regista, pittore. Eravamo rimasti, dunque, i soli a suggerirla; seguiti, per due testi narrativi dell'autore, dalla rivista "Marka" nel 1989. Ci basti ricordare che alla letteratura e alla poesia cinese contemporanea abbiamo dedicato continua attenzione ancora con Poeti cinesi contemporanei, n. 3, luglio-settembre 1988; e di recente con Un'altra Cina, n. 1, gennaio-marzo 1999, come sanno i nostri lettori di lungo corso. S'intende che l'evento del Nobél, primo per un cinese ormai vivente e operante in Francia, ha immediatamente prodotto la ressa dell'informazione giornalistica. E, per quanto ci riguarda, ha generato alcuni spiacevoli errori di, almeno, trascuratezza - per fare una sola esemplificazione - nella pagina culturale del "Corriere della Sera", precisamente nell'articolo, che, per cortesia, lasciamo adespoto, di una collaboratrice in cui si dice di una «rivista ormai scomparsa, In forma di parola» (sic!) e della apparizione di appena «un estratto» (resic.!) di Fermata d'autobus. Ci piace dare atto a "La Repubblica" e, in particolare, per condivisione, a Paolo Mauri che ivi, 12 ottobre, scrive: «Neanche stavolta, davanti al nome di uno scrittore sconosciuto che vince il Nobel, sono mancati i sarcasmi: come può essere costui uno scrittore se io non lo conosco? Se non lo conosce praticamente nessuno?». E Mauri aggiunge (ulteriore citazione che di necessità qui si registra): « Gao Xingiian era invece da noi noto a pochissimi. Era stato tradotto in italiano sulla preziosa rivista In forma di parole che fa capo a Gianni Scalia addirittura una dozzina di anni fa»... Ecco, dunque, ripubblicato di Gao Xingiian Fermata d'autobus, uno dei suoi primi testi teatrali e altro in proposito, come apparve nel remoto numero di "In forma di parole". Per i nostri lettori più recenti e per una conoscenza sperabilmente più ampia.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA di Gao Xingjian
Credo che si possa sempre scrivere su di un oggetto già trattato, a condizione di averne una comprensione diversa e di darne una interpretazione nuova. L'attesa, l'amore o la vita e la morte sono soggetti eterni sui quali le opinioni e le interpretazioni possono e devono essere differenti. Trovo normale che ci sia chi faccia paragoni fra Fermata d'autobus e Aspettando Godot. A me è piaciuto molto questo testo di Beckett, che vede nell'attesa la tragedia dell'umanità. Ma per me l'attesa è innanzitutto una commedia. Nel lavoro di Beckett i personaggi sono dei simboli, mentre in Fermata d'autobus sono degli esseri viventi con le loro ambizioni personali. Il testo di Beckett è una riflessione sul destino dell'umanità, mentre Fermata d'autobus non tocca nemmeno questo genere di dibattito e lo scopo non è quello di far riflettere lo spettatore ma di farlo ridere. Credo che il teatro debba essere gioco collettivo al quale partecipa il pubblico. La politica si lasci ai giornali, alla radio, alla televisione, e la filosofia ai teorici. Il pubblico va a teatro per vedere uno spettacolo e non bisogna creare un'atmosfera pesante. Il teatro oggi deve assolutamente preservare la sua essenza e cioè l'azione. Fermata d'autobus è, come il titolo stesso indica, un testo legato ad una azione: quella di un gruppo di persone che vogliono partire ma non ci riescono. Questa azione è la parte essenziale del testo. La lingua nel teatro deve riempire l'azione, è diversa dal linguaggio letterario. Credo che il teatro debba distaccarsi dalla letteratura, questo significa la ricerca di una lingua che corrisponda all'arte teatrale, ma non significa certo che io voglia abbandonare la lingua e trasformare il teatro in mimo. Sono piuttosto per un teatro che abbandoni tutto ciò che è descrittivo e riflessione. Inoltre, ho cercato in questo testo diverse combinazioni. La prima fra la realtà e l'assurdo. L'assurdo si nasconde nella realtà. Non è certo il Cielo che si prende gioco dei mortali, ma gli uomini che nel contesto della vita creano farse. È per questo che vorrei che il senso di questo lavoro emergesse da una realtà che si impone in modo naturale, con l'assurdo che poco a poco si distacca da questa realtà e prende lentamente forma fino a dominare il palcoscenico. Nella vita, l'assurdo e la realtà si compenetrano. Questo testo cerca anche di legare il lirico all'assurdo. Quando l'uomo è prigioniero delle sue passioni l'assurdo si vede dallo sguardo degli altri. Infine ho voluto riunire la tragedia e la commedia. Questa attesa assurda ha qualcosa di tragico. Questi personaggi sono ridicoli, ma nello stesso tempo pietosi, sono degli esseri umani, delle persone semplici, compreso lo stesso funzionario, che in fondo non è cattivo. Io spero che questo lavoro, che è l'espressione di una realtà cinese, con tutte le sue specificità, possa essere capito e apprezzato dal pubblico degli altri paesi.
Pechino, 1 marzo 1987
|