Il libro del signore di Shang
Fra i grandi classici cinesi, Il libro del Signore di Shang è forse il meno conosciuto - e anche quello che maggiormente suscita sconcerto e scandalo. Da secoli questo libro è esecrato in Cina. Il letterato Su Tung-p'o (pinyin Su Dongpo) (1031-1101) scrisse, a proposito del suo autore, che "parlare di lui insozza la bocca e la lingua, scrivere di lui imbratta la carta; quando i suoi metodi sono applicati nel mondo, si susseguono, l'una dopo l'altra, la rovina dello Stato, l'infelicità del popolo, la distruzione della famiglia e la perdita della vita". Ma perché tanta paura? Il Signore di Shang fu un alto funzionario dello stato di Ch'in (pinyin Qin) vissuto nel IV secolo a.C. Nel suo libro volle offrire una risposta teorica e pratica alle violente lotte di quell'epoca in Cina. "Geniale, ambizioso, senza scrupoli, coraggioso", il Signore di Shang propugnò una teoria politica di una spregiudicatezza rispetto alla quale le formulazioni moderne, Macchiavelli e Hobbes inclusi, sembrano timide. La totale eliminazione dei freni morali, l'utilizzazione dei letterati come schiavi del potere politico, l'ignoranza come strumento di governo: tutto questo, e altro, è formulato con la massima icasticità dal Signore di Shang. Nell'edizione che qui viene presentata, l'unica fino ad oggi in Occidente, il grande sinologo J.J.L. Duyvendak introduce e commenta queste pagine di abbagliante durezza, che servono a far riflettere, oggi come più di duemila anni fa, sull'essenza del potere.
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