L'inferno degli esami
Secondo il confucianesimo – più pedagogia che filosofia – la condizione ottimale dell’uomo su questa Terra e la preservazione dell’ordine costituito passano attraverso le gerarchie e i rituali. Ma i rituali dell’Impero Celeste presuppongono anche, a fianco dell’obbligo di osservare i regolamenti, una sorta di “uguaglianza delle opportunità”. Sicché nell’impero più centralizzato e burocratico che sia mai esistito, lo studio umanistico può fare avanzare nella scala sociale anche a dispetto della nobiltà del sangue. Da cui la grande importanza degli esami, aperti a tutti, per il reclutamento dei mandarini, gli uomini votati al servizio dello Stato. Ma la selezione, nel paese di Confucio e del taoismo, si tramuta in un grottesco disciplinamento dell’attività intellettuale. I poveri aspiranti mandarini devono sottostare a un rito disciplinare, a una cerimonia dell’obbedienza alla gerarchia che finisce con il mummificare il sapere e inaridire il pensiero. A vincere, insomma, non è la meritocrazia ma l’esigenza – direbbe Foucault – di “sorvegliare e punire”. In questo libro, denso e brillante distillato di una lunga esperienza di studi, Miyazaki offre una rigorosa documentazione, privilegiando soprattutto la tradizione narrativa – questi riti burocratici, infatti, hanno solleticato da sempre l’inventiva satirica. L’inferno degli esami ripercorre, seguendo un ideale filo biografico, la carriera di un mandarino: dagli esami in età infantile a quelli, terribili, al cospetto del Figlio del Cielo. Tutt’intorno, “sotto la pomposità di una cerimonia sempre più insensata – scrive Alessandro Russo nell’introduzione – si addensano studenti, esaminatori imperiali, copisti, segretari, soldataglia, popolani, grandi e piccoli funzionari, monaci, mogli, concubine, indovini e, naturalmente, ogni sorta di spiriti e demoni, le cui vicende, ricche di colpi di scena, contrastano accortamente con l’ossessivo, lento ripetersi del cerimoniale”. E al di là della curiosità per la “cineseria”, la grande vivacità di scrittura fa sorgere il sospetto che si tratti di cose che ci riguardano
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Ichisada Miyazaki (nato nel 1901), professore di Storia orientale all’Università di Kyoto, ha insegnato anche a Parigi e a Harvard. Ha dedicato la sua carriera di studioso alla Cina, con particolare riferimento agli aspetti sociali, economici e istituzionali. È tra i più noti esponenti della “Scuola di Kyoto”, corrente storiografica la cui influenza innovativa è stata paragonata a quella francese delle “Annales”.
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