La differenza tra la Cina e il mondo
Il libro si concentra sugli ultimi quindici anni, un breve ma cruciale arco di storia che ha portato a grndi cambiamenti e a una crescita economica imprevedibile. Il massacro di Tiananmen consente per la prima volta di gettare uno sguardo sulla struttura interna del potere in Cina, per molti versi non leninista ma imperiale. Consente inoltre di misurare l'eredità del maoismo a confronto con l'attuale società cinese, rigida nell'ideologia, corrotta e aperta in realtà, a tutte le possibilità di guadagno, illecito o meno. Ma tra la pressione degli Usa e dell'ex-Urss, tra il Giappone e Taiwan, tra il dogmatismo di Pechino e l'anarchia dilagante della provincia, si stanno gettando le basi di nuovo modelli economici e di nuove istituzioni.
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Francesco Sisci è nato a Taranto nel 1960 ed è il corrispondente della Stampa a Pechino. Laureato e specializzato in Lingua cinese a Venezia e a Londra, è stato il primo straniero mai ammesso alla Scuola Superiore dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino. Sposato con una cinese, da cui ha avuto due figlie, collabora dal 1988 a testate giornalistiche italiane e internazionali, tra cui i più importanti quotidiani e periodici orientali, e ad Asia Times, la maggiore testata online dell’Estremo Oriente. Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino dal 2003 al 2005, collaboratore dell’Enciclopedia Treccani, è l’unico consulente straniero della rivista Zhanglue yu guanli ("Strategia e gestione"), il più prestigioso bimestrale cinese di politica e cultura.
UNO STRANO INCIDENTE EDITORIALE O DISINFORMAZIONE?
Su La Stampa del 31 ottobre abbiamo con sorpresa letto “Chi riceve il Dalai Lama non fa affari. La Merkel lo incontra, e Siemens perde l’appalto per la linea Pechino-Shangai” a firma di Francesco Sisci. Eppure la notizia di un collegamento tra i due eventi, riportata con grande rilievo dal quotidiano, non è apparsa su alcuna pubblicazione tedesca o di altra nazione, mentre diversi giornali hanno messo in risalto come la Cina tenda a contare sulle proprie capacità tecnologiche più che ad affidarsi a quelle straniere (in Italia ne ha parlato Il Sole 24 Ore proprio il 31 ottobre nell’articolo "Cina, treno veloce fatto in casa" di L. Vinciguerra). Grave è quindi la disattenzione di Sisci che non ha nemmeno confrontato le date relative all’incontro del cancelliere tedesco con il Dalai Lama con quelle della perdita dell’appalto da parte di Siemens. Chi volesse trovare l’articolo dovrà però recarsi in emeroteca e cercare la copia cartacea de “la Stampa” del 31 ottobre perché la pagina web ha il nuovo titolo “La scelta cinese La costruzione della Tav prevede commesse per 20 miliardi di euro. Favoriti i giapponesi della Kawasaki”. Si tratta quindi, per il quotidiano torinese, di uno spiacevole incidente editoriale. E' però alquanto strano che l'estensore dell'articolo, Francesco Sisci, sia incorso in una così enorme svista proprio alla vigilia di una importante visita del Dalai Lama in Italia che, oltre Milano, toccherà anche Roma e la stessa città di Torino dove riceverà la cittadinanza onoraria. E se di svista non si tratta, l'articolo suona come un non richiesto avvertimento agli industriali italiani che più della presenza del Dalai Lama in Italia dovrebbero temere la mancanza di rispetto dei diritti umani, civili e sindacali in Cina. |