Mira e il Mahatma
È la mattina del 25 ottobre 1925, una giornata piacevolmente tiepida nel sud della Francia, e Madeline Slade, un'inglese di trentatré anni, sta riponendo con cura i suoi bagagli nella cabina della nave di linea della P&O, appena salpata da Marsiglia per un lungo viaggio verso Bombay. I bauli sono stipati di libri, compendi di storia e di filosofia, grammatiche urdu, traduzioni francesi della Bhagvad Gita e del "Rigveda", un grosso dizionario francese-inglese e due biografie di Gandhi pubblicate da poco, una delle quali in francese: "Il Mahatma Gandhi" di Romain Rolland. Nella valigia di cuoio, tra abiti cuciti a mano di 'khady' bianco tessuto a telaio, pullover di shetland sformati, una sciarpa di lana grande quasi quanto un piccolo scialle e biancheria di cotone, c'è un piccolo scrigno di gioielli che Madeline ha deciso di donare alla comune di Gandhi. Madeline lo accarezza pensando alla nuova vita che l'attende là, nell'ashram sul Sabarmati, ad Ahmedabad, in India. Non sa che nella comune, dove non vi sono segreti o, meglio, dove nessun segreto può rimanere tale a lungo, tutti sono informati del suo prossimo arrivo. Tutti sanno che la figlia di un ex comandante in capo britannico, di un ammiraglio di Bombay, ha deciso di dedicarsi a Bapu - così all'ashram chiamano Gandhi, un termine gujarati per dire "padre". Non sa, soprattutto, che appena sarà al cospetto del Mahatma, appena scorgerà la sua magra figura seduta per terra sul cuscino, avvertirà "una potente sensazione di luce provenire dalla sua direzione" e si sentirà mancare per l'emozione... La storia narrata in questo libro come un romanzo avvincente è la vera storia dei nove anni in cui la vita di Madeline Slade (nota anche come Mirabehn) e quella di Gandhi furono intrecciate più strettamente che in qualunque altro periodo del loro lungo sodalizio. Kakar esplora la straordinaria e complessa relazione che unisce Mirabehn all'uomo che agli occhi degli indiani è il padre della nazione, la grande anima che li ha condotti all'indipendenza e all'emancipazione. Attraverso una narrazione avvincente e una scrittura impeccabile, il libro penetra nel cuore e nei pensieri più riposti di Mirabehn, consumata dal desiderio di servire Gandhi e dal disperato bisogno di essergli costantemente vicina. Un desiderio e un bisogno che confliggono apertamente con i codici morali che il Mahatma si è dato e con i desideri e i bisogni di un'altra importante donna dell'ashram: Kasturba. Basato su fonti, testimonianze e documenti sterminati (Gandhi scrisse 350 lettere a Mira), "Mira e il Mahatma" ci offre un ritratto inedito del padre della nazione indiana: "un essere umano, che presenta tutte le sfumature e i colori di una personalità complessa e non univoca" (Sudhir Kakar).
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On Gandhi and Madeline Slade, renamed Mira. on their relationshi, events surrounding them. a bold, fictionalized exploration of a complex and tumultuous relationship. Based on history and documents, but Kakar also bridges gaps in the story with the emotions and interactions that he feels were occurring. |