È Oriente
Dalle Alpi svizzere al Salento, da Vienna al Mar Nero, dalla crosta delle montagne alle pianure incise dal serpente del Danubio, un lungo viaggio, anzi una serie di viaggi, per imparare a guardare e a sentire la spalla orientale dell'Europa. Il volume raccoglie per la prima volta scritti editi e inediti del reporter italiano, in cui convivono gusto per il viaggio e dell'andare (attraversando paesaggi, incontrando uomini, sondando umori), la fascinazione del racconto e della parola.
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Il vecchio cuore dalla Mitteleuropa, le terre del glorioso impero asburgico, i paesi un tempo al di là della cortina di ferro: sono le tappe dell’itinerario tracciato da Paolo Rumiz in questa antologia di sei lunghi racconti nati da un mix di lavoro giornalistico e viaggi “in libera uscita”. Il giornalista triestino fu già protagonista di un insolito viaggio raccontato lo scorso anno nel libro Tre uomini in bicicletta, assieme a Francesco Altan: 2000 chilometri percorsi interamente sui pedali, da Trieste a Istanbul. Questa volta Rumiz attraversa pianure, scala montagne, naviga su acque fluviali, in treno, in automobile, in bicicletta e persino a bordo di una chiatta, seguendo i ritmi lenti del viandante meditabondo, che desidera riappropriarsi del piacere della scoperta e del contatto con i luoghi e con le persone. Lontano dai ritmi sincopati e alienanti degli spostamenti all’insegna della moderna velocità e del mero raggiungimento della meta, il viaggio di Rumiz è piuttosto un viaggio dei sentimenti, un viaggio del cuore, che si perde nella cultura, nella società, nella politica, nella natura, in cui il muoversi diventa essenza stessa della narrazione. Lo riconosce anche l’autore in un passaggio illuminante, che rivela il senso del suo andare e del suo raccontare: «Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell’uomo da millenni di cammino, se il narrare non nasca dall’andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più». Paolo Rumiz viaggia, invece, eccome: attraversa Austria, Slovenia, Ungheria, fino all’Ucraina su di un’interminabile strada ferrata, parte dal centro di Berlino per raggiungere Istanbul, porta d’Oriente, si lascia trasportare dalle acque del Danubio, percorre in auto le regioni adriatiche da Gorizia alla Puglia e in bicicletta il profondo Nordest. E racconta di un Oriente non poi così lontano, che inizia nei quartieri delle nostre città popolati di immigrati, dove la lingua araba, i veli delle donne musulmane e il profumo di kebab sono ormai di casa, per poi dissolversi in quella zona d’ombra che fino a cent’anni fa era «l’Oriente del “nostro” mondo. Oggi è solo Est, una sigla che marchia le periferie della politica e della mente. Il Muro è caduto, ma un pezzo d’Europa si allontana da noi, va alla deriva in un labirinto di frontiere, secessioni, disastri bellici e ambientali». Rumiz ce la restituisce in tutta la sua realtà di decadenza e trasformazione ma anche di forte tradizione, fascino e sensibilità.
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