Nel 1986 scalare un ottomila è ancora un’impresa straordinaria, riservata ad alpinisti affermati. Come Reinhold Messner, che sta per toccare l’apice della fama con il record dei quattordici giganti himalayani. Già per questo è del tutto inconsueta la storia del giornalista triestino che riesce a scalare un ottomila del Karakorum, affiancando alpinisti sloveni del calibro di Tomo Cesen e Silvo Karo. Ma in più, Jelincic diventa testimone della famosa estate dell’86 sul Baltoro, un’infernale girandola di maltempo e disgrazie in cui perisce tra i tanti Renato Casarotto. Calcata la vetta del Broad Peak, Jelincic e il compagno Stangelj rimangono bloccati dalla tempesta, da cui si salvano per puro miracolo, mentre sul vicino K2 quella stessa tempesta miete cinque vittime. Questo resoconto antieroico, da alpinista qualunque, svela i risvolti dell’esperienza estrema con un’intensità umana ignota agli eroi dell’himalaysmo.
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Dušan Jelincic nato a Trieste nel 1953 da famiglia di origine slovena, laureato in lettere moderne, è giornalista, scrittore, alpinista e lavora nella sede Rai della sua città. Scalando il Broad Peak (8047 m) nel 1986, è stato il primo alpinista del Friuli-Venezia Giulia a calcare la vetta di un ottomila. Nel 1990 ha partecipato alla spedizione internazionale Alpe-Adria all’Everest che gli ha ispirato il libro Perle sotto la neve, pubblicato in questa collana nel 1997. Nel 2003 ha compiuto l’ascensione del Gasherbrum II (8035 m). Questo resoconto della spedizione in Karakorum del 1986, uscito in sloveno nel 1990, è considerato un classico e risulta essere il titolo più premiato della storia letteraria del piccolo paese slavo. |