Sotto i cieli del Tibet
Aprendo il pacchetto ricevuto da Ediciclo ho sbuffato "Il solito Kathmandu - Lhasa del superman di turno". Ed invece, aperto il libro, ho scoperto Giovanni Zilioli, un laureato in filosofia appassionato di bicicletta, che disdegna il cellulare e si dedica da tempo alla scrittura come poeta e pubblicista. Nell'autunno del 2005 sei amici partono dalla bassa e piatta pianura Padana per raggiungere Lhasa, capoluogo del Tibet. Qui inforcano le loro biciclette e cominciano a pedalare a un'altitudine di 4000/5000 metri giungendo a Kathmandu, in territorio nepalese. Raggiungere a pedali il Tetto del Mondo è per loro un'avventura estrema ma anche un percorso spirituale in grado di annientare le barriere razionali e di condurli nel terreno del sogno, e dell'immaginazione. Con una prosa asciutta, a tratti poetica, Giovanni Zilioli ci porta alla scoperta dell'affascinante Paese delle Nevi. Le sue "riflessioni ad alta quota" spaziano dall'incontro con il millenario popolo tibetano, al contatto con una natura dalla possente e vertiginosa bellezza, capace di risvegliare l'afflato spirituale assopito nei cuori occidentali. Ed allora, letto il libro, ho apprezzato l'invontro con Zilioli in quel di Piacenza. Ho trascorso una serata intensa, piena di emozioni che Giovanni ha saputo ricreare con le sue poesie e con il suo amore per il Tibet.
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Arrivato alla grotta di Milarepa, famoso mistico buddista dell'XI secolo, autore dei Canti, Zilioli scrive: "Ovunque sventola un segnale di preghiera; ovunque ti sorridono quegli occhi scuri scavati dagli inverni rigidi e impietosi. Oggi ancora - come allora - questa terra alta e scabra custodisce l'unico tesoro che valga ricercare: il senso - intendo - e lo splendore intatto e sacro delle cose, la dolcezza aspra impastata nel dolore". |