Donne d'Algeri nei loro appartamenti
In un affresco prezioso, sullo sfondo di un secolo di storia, le donne algerine si presentano in un coro di voci che chiede ascolto, con grida e canti e sussurri che invitano alla comprensione. Dalla fine dell'Ottocento agli Sessanta del Novecento: questo è l'arco ampio di cui l'Autrice ci offre episodi e frammenti, intersecando le suggestioni del racconto con la lucida riflessione, l'onda emotiva e poetica con il distacco della ricerca storica. Le donne d'Algeri ricreate dalla scrittura di Assia Djebar intrecciano dialoghi quotidiani fra le mura delle case e del bagno turco, ricordi della patria lontana scambiati fra esuli, pianti e lamentazioni funebri, canzoni d'amore, parole amare e violente di lotta e di sconfitta, liriche antiche riprese come traccia in un presente confuso, pensieri che non riescono a farsi discorso, perché l'interdetto alla parola femminile è ancora potente. Alle donne che si muovono nel mondo della storia reale si affiancano le figure femminili che abitano un bellissimo e famoso quadro di Delacroix, "Donne d'Algeri nei loro appartamenti". Lo sguardo del pittore europeo, affascinato e turbato dall'harem, si incrocia grazie alla scrittura di Assia Djebar con lo sguardo delle donne da lui dipinte; gioco di sguardi, incrocio di destini individuali e di trama storica che si prolunga fino a Picasso, alla sua reinterpretazione ardita e liberatoria delle donne d'Algeri espressa in varie tele e litografie, negli anni in cui la guerra di liberazione dal colonialismo francese era appena iniziata.
Il titolo italiano si riferisce ad un quadro famoso. Donne d'Algeri nei loro appartamenti 1834 olio su tela ; 180 x 229 Parigi, Louvre Con tante immagini e sensazioni impresse nella memoria, Delacroix rientra a Parigi dal suo viaggio nell'Africa del Nord, nel luglio del 1832. Si mette subito al lavoro cercando di ricreare nello studio quelle atmosfere indimenticabili dell'Oriente. Uno dei risultati più sorprendenti è questo dipinto con le Donne di Algeri che domina al Salon del 1834. Critici come Théophile Gautier ed Etienne Délecluze rimangono affascinati dalle tinte raffinate dei tessuti multicolori e dagli accordi dei toni. Charles Baudelaire, anni dopo, ha definito il quadro un "piccolo poema d'interni" per il senso di quiete intima che emana, oltre a una percezione olfattiva del luogo malfamato.
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Assia Djebar Scrittrice di romanzi, racconti e saggi storici, cineasta e docente universitaria fra le più importanti del Maghreb, tradotta in molte lingue, ha insegnato letteratura francese e franco-maghrebina alla New York University. Dal 1997 è stata professore e direttore del Center for French and Francophone Studies della Louisiana State University. È stata nel 1955 la prima donna algerina ammessa all’Ecole Normale Supérieure francese. Coinvolta nella guerra di liberazione algerina, fin da quegli anni si è fatta conoscere con "La soif" (1957) e "Les Impatients" (1958), a cui sono seguiti altri romanzi nei quali affrontava i nodi dell’emancipazione femminile e delle relazioni fra i sessi nella società algerina. In Italia si è affermata con "Donne d’Algeri nei loro appartamenti" (Giunti, 1988), al quale hanno fatto seguito molte altre opere narrative fra cui "L’amore, la guerra" (1985, Ibis 1995, Prix de l'Amitiè franco-arabe 1985), "Ombre sultane" (1987, Baldini & Castoldi 1999, Literatur Prize 1989), "Lontano da Medina" (1991, Giunti 1993), "Bianco d’Algeria" (1996, Il Saggiatore 1998), "Nel cuore della notte Algerina" (Giunti 1998, Marguerite Yourcenar Prize of Literature 1997). Dalla fine degli anni Settanta ad oggi ha scritto e realizzato due lungometraggi: "La Nouba des femmes du mont Chenoua" (1978), vincitore nel 1979 del Premio internazionale delle arti alla Biennale del Cinema di Venezia, e "La Zerda ou le chant de l’oubli" del 1982. Nel 2000 ha ricevuto il Premio della Pace ed il Teatro di Roma ha prodotto il suo dramma musicale "Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta" (Giunti 2001). Il 16 giugno 2005 Assia Djebar viene eletta all’Académie Française e nel gennaio 2006 riceve il premio Grinzane Cavour a Torino. Muore il 6 febbraio 2015, all'età di 78 anni, nella capitale francese dove ha trascorso buona parte della sua vita. L'Algeria le riconosce il ruolo culturale intitolandole dal 2015 il premio letterario più importante della nazione algerina e del Magreb, che viene assegnato ogni anno ai migliori romanzi pubblicati nel paese e presentati al Salone Internazionale del Libro di Algeri, un premio per ciascuna lingua del paese (arabo, francese, berbero). |