Bhima è appena uscita dal gabinetto comune dello slum di Mumbai in cui vive e ha raggiunto la coda per il rubinetto che si snoda, lunghissima, oltre le baracche nere e malconce, con i tetti di lamiera rabberciati. La luce del mattino rende ancora più evidente lo squallore dello slum. I canali di scolo con il loro fetore pungente, le file scure di baracche storte, gli uomini macilenti che bighellonano con lo sguardo vacuo, storditi dall’alcol, tutto sembra ancora più orribile nella luce chiara del giorno. O forse sono gli occhi di Bhima a vedere oggi tutto nero. A cominciare dalla prima cosa su cui si sono posati stamattina: le languide membra di Maya, la nipote diciassettenne che, il ventre rigonfio, giaceva nella baracca beatamente addormentata e ignara della rabbia nello sguardo di sua nonna. Bhima si è spezzata la schiena, si è fatta venire l’artrite facendo la serva a casa di Sera Dubash per pagare la retta del college a sua nipote. E quella «stupida ragazza pigra» che cosa ha fatto? Anziché preservarsi per il giorno in cui diplomata, grassa e felice si sarebbe affaccendata in una magnifica cucina, fra luccicanti pentole e padelle d’acciaio, a friggere puri per un piccolo monello dai capelli scuri e un marito giovane, bello ed elegante, si è fatta mettere incinta da uno di quegli scansafatiche che ogni mattina sbirciano ottusamente nella baracca. È l’alba, ma nel cuore di Bhima è già l’ora del tramonto. Tutte le sue speranze e le sue illusioni sembrano irrimediabilmente svanite. Continuerà a tenere le mani artritiche immerse nell’acqua tutto il giorno? a vivere dell’aiuto e della generosità di Sera Dubash, la padrona e amica dalle mani lisce e sottili come rami, di Dinaz, sua figlia, e del signorino Viraf, uno di quegli uomini giovani, belli ed eleganti che la sua nipotina «gambe aperte» non incontrerà mai più? Con la sua prosa vivida e potente, L’ora del tramonto ci conduce nel cuore dell’India, nell’attraente universo dei suoi suoni e dei suoi odori, ma anche nell’opacità di un mondo in cui la vita delle donne sembra tragicamente immune al cambiamento. Come accade raramente nella letteratura contemporanea, Thrity Umrigar ha creato dei memorabili personaggi femminili, guidati da una ferrea volontà di sopravvivenza e da una lealtà e un amore incondizionati.
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Devastating in its power, here is a searing novel that vividly captures the delicate balance of class and gender in contemporary India, as witnessed through the lives of an upper-middle-class Parsi housewife and her stoic, illiterate domestic worker.
The Space Between Us, Thrity Umrigar's poignant novel about a wealthy woman and her downtrodden servant, offers a revealing look at class and gender roles in modern day Bombay. Alternatively told through the eyes of Sera, a Parsi widow whose pregnant daughter and son-in-law share her elegant home, and Bhima, the elderly housekeeper who must support her orphaned granddaughter, Umrigar does an admirable job of creating two sympathetic characters whose bond goes far deeper than that of employer and employee. When we first meet Bhima, she is sharing a thin mattress with Maya, the granddaughter upon whom high hopes and dreams were placed, only to be shattered by an unexpected pregnancy and its disastrous consequences. As time goes on, we learn that Sera and her family have used their power and money time and time again to influence the lives of Bhima and Maya, from caring for Bhima's estranged husband after a workplace accident, to providing the funds for Maya's college education. We also learn that Sera's seemingly privileged life is not as it appears; after enduring years of cruelty under her mother-in-law's roof, she faced physical and emotional abuse at the hands of her husband, pain that only Bhima could see and alleviate. Yet through the triumphs and tragedies, Sera and Bhima always shared a bond that transcended class and race; a bond shared by two women whose fate always seemed to rest in the hands of others, just outside their control.
Told in a series of flashbacks and present day encounters, The Space Between Us gains strength from both plot and prose. A beautiful tale of tragedy and hope, Umrigar's second novel is sure to linger in readers' minds.
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