Siamo state a Kirkjubæjarklaustur
Da bambino, W. H. Auden sognava l'Islanda, l'isola che si specchia nel ghiaccio vicino al Polo, come una sorta di terra sacra, una landa piena di fiordi e steppe, elfi e pietre runiche, villaggi in cui risuonavano antiche saghe. A ventinove anni, il poeta inglese trasformò il suo sogno in realtà e mise piede sull'isola che fa da sponda tra due continenti e il Polo, magistralmente equidistante e sola nell'Alto Atlantico sotto la Groenlandia, senza restare per niente deluso dal soggiorno. Sulle orme di W. H. Auden, Valeria Viganò è andata in Islanda per realizzare un suo sogno d'infanzia. Nell'età, infatti, in cui si scopre il mondo e la geografia è il magico libro dell'universo, pieno di nomi esotici e posti misteriosi, anche per Valeria Viganò l'Islanda, questa terra lontanissima, con una capitale dal nome suggestivo, Reykjavik, esercitava un fascino e un richiamo irresistibili. Quando perciò, in compagnia dell'amica Ciu, in una sera che non diventava mai notte, con un biancore che avvolgeva tutto in morbido latte, è sbarcata per la prima volta a Keflavik, le è sembrato davvero di muovere il primo passo su una privatissima luna e di realizzare il suo sogno di bambina. Quello che segue è il racconto di questo viaggio, il viaggio di due donne che se ne vanno a zonzo in una terra antichissima, abitata dai discendenti dei monaci irlandesi e delle popolazioni germaniche e danesi che per prime la colonizzarono e produssero una tipologia autoctona, oggetto oggi delle curiosità di genetisti e studiosi di mezzo mondo. Con i suoi geyser, le balene, i deserti di lava, i ghiacciai, gli iceberg, le eruzioni, i fiordi, le steppe, le piscine naturali all'aperto, da dove si esce ringiovaniti, con sulla pelle la sensazione del vero caldo e del vero freddo, con le serate in libertà a Reykjavik, mentre fuori il sole non tramonta mai e dentro i locali si balla come se il tempo non dovesse finire mai, l'Islanda appare in queste pagine come il luogo dell'anima che abbiamo saputo incredibilmente e stupidamente dimenticare: la terra in cui uomo e natura si fronteggiano senza compromessi, senza vie di mezzo, con assoluta sincerità.
|
Da Kirkjubaejarklaustur, l’autrice è transitata soltanto (pagina 94), come tutti quelli che Islanda percorrono l’itinerario circolare sulla N1. Anch'io ci sono passato con gli amici e mi sono fermato a fare benzina e smangiucchiare un panino. Viene quasi il dubbio che questo libro faccia parte di quei titoli che Neri Pozza ha maldestramente inserito nella collana "il cammello bactriano" come una trovata editoriale. Non conosco Viganò, che ha pubblicato presso ottime case editrici, ma sorge il dubbio che anch'ella abbia acquistato un pacchetto turistico ed al ritorno abbia scritto il libro, riempiendolo di citazioni tratte da libri altrui. Il tutto condito con un titolo strampalato in modo da indurre all’acquisto. |