Cronache dalle terre di nessuno.
Guerra e informazione. Un binomio conflittuale e difficile, perché l'informazione vera, secondo l'autore, non piace a chi fa le guerre. Il paradosso dell'era della comunicazione globale e delle notizie in tempo reale, del dominio dei grandi network televisivi, è che non si è mai stati così lontani dalla guerra, dalla reale linea del fronte: il reporter si trova in una trincea mediatica, assediato da restrizioni e imposizioni, da manipolazioni e propaganda, mentre è sempre più difficile trovare gli spazi per approfondire le notizie, ci si riduce alla cronaca, ai luoghi comuni e alle frasi fatte. Un giornalista italiano ripercorre in questo volume i principali conflitti dell'era della comunicazione globale e li analizza alla luce di queste considerazioni. Giovanni Porzio, che ha trascorso gli ultimi venticinque anni sui fronti più caldi di Medio Oriente, Africa, Asia e Balcani, è stato testimone di quello che racconta. Dai deserti africani alle montagne afghane, svela i meccanismi occulti della propaganda e della disinformazione, in una riflessione sul mestiere dell'inviato "sulla linea del fuoco" che è anche un'indagine sul ruolo dei media.
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La recensione de L'Indice
In quell'eterno, indifferente, presente dentro il quale ci stiamo accomodando a consumare la nostra comune relazione con quanto accade attorno a noi, si appiattisce il senso della Storia, il valore dell'esperienza, la qualità della conoscenza. Ce ne avvediamo a scatti, quando un fatto, un episodio, un "segnale", quasi ci stringono a venir via dal flusso cui abbiamo consegnato la nostra paziente passività, e allora reagiamo con sorpresa, stupiti che questa nostra trasformazione nell'"homo videns" (cfr. Sartori) non sia soltanto la mutazione genetica d'una specie – una dimensione epocale, che si distende lenta e lunga nel tempo – ma sia anche il nostro stesso vissuto quotidiano, il "qui e ora". Diventare "homo videns" non vuol dire contentarsi di afferrare il brillio emozionale delle civetterie tentatrici che ci offre un sistema di offerte di consumo sempre più sofisticato, ma anche consegnare all'estetica dell'apparenza, e alla sua indeterminata logica regolamentatoria, quell'etica della responsabilità cui il dovere della razionalità ci imporrebbe invece di corrispondere. È la narrazione della realtà a veicolare, prepotentemente, e a guidare la mutazione. E in questo orizzonte, come più volte ha ricordato Scurati, la narrazione della guerra assume un valore simbolico onnicomprensivo. Ecco allora che questo libro di Porzio – uno dei migliori reporter del giornalismo italiano – un libro avvitato attorno ai "sedici anni da inviato sulla linea del fronte", recuperando il corso sovversivo del Tempo e della Storia ci riporta brutalmente al senso autentico delle cose, alla misura concreta, incontestabile, dei fatti, delle cause, degli interessi. Il racconto di un percorso che si dipana tra Iraq, Afghanistan, Somalia, Balcani, Congo, non soltanto scava dentro la nostra memoria immagini e spessori che abbiamo "voluto" cancellare, ma impone il recupero d'una riflessione dovuta, richiamando al dovere di una coscientizzazione la latenza comoda dentro cui abbiamo ceduto ogni progetto di "resistenza". Mimmo Candito |