Casimiro Ferrari
Il 13 gennaio 1974 quattro «Ragni di Lecco» sbucano sulla cima del Cerro Torre, una delle montagne più belle e difficili del mondo, il simbolo dell'alpinismo nella Patagonia. Alla loro testa Casimiro Ferrari (Miro), un alpinista praticamente sconosciuto che ha imparato giovanissimo ad arrampicare sulle pareti sopra Lecco, un pò per gioco, un pò per la necessità di contribuire al magro bilancio famigliare tagliando legna e catturando passeri solitari, al tempo adoperati come «uccelli da guardia». In lui si uniscono una sapienza di montanaro nato a ridosso delle rocce e l'abilità tutta lecchese di lavorare il ferro. Carattere imprevedibile, burrascoso e indomabile, si innamora della Patagonia, una terra di contrasti decisi, all'epoca sconosciuta al grande pubblico. Guidato da un intuito eccezionale e da una determinazione che non viene intaccata nemmeno dal male incurabile che presto si impadronisce di lui, conquisterà fra la Patagonia e il Perù, molte vette prestigiose e difficili, finché riuscirà a dar corpo al sogno della sua vita: acquistare un'estancia in Patagonia dove allevare bestiame come facevano i pionieri di quella terra. Un sogno volutamente fuori dal tempo, la cui realizzazione sembra placare per un pò il suo animo inquieto e in perenne ricerca di qualcosa che sfugge non appena avvicinato. Un sogno che si alimenta di una tenacia e di una concretezza tutte lombarde e di elementi fantastici delle vecchie leggende della Patagonia, piene di vento e di uomini che lottano fino alla morte (e oltre la morte) per tentare di essere liberi.
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