Patagonia controvento
“In quanto ad avventure, non c’è dubbio che quelle più memorabili le ho vissute prima dei dieci anni”. Max Mauro un giorno decide semplicemente di fare un viaggio, da solo, in bicicletta. Parte poco prima di Natale e va incontro all’estate in Cile. Il suo racconto percorre la Patagonia lungo il Camino Austral, poi verso Sud fino alla Terra del Fuoco, a Ushuaia. La forma vivace e ironica non dà mai l’impressione di un pedante resoconto di viaggio: i suoi occhi si guardano intorno con la curiosità e l’interesse di chi viaggia per la prima volta; senza eroismo né sentimentalismo l’autore riporta con sincerità le riflessioni personali, impregnate di una passione quasi adolescenziale per la comprensione dei fenomeni e delle persone (non rassegnandosi del tutto al fatto che probabilmente non rivedrà mai nessuna di loro). Prendendo spunto da particolari che hanno richiamato la sua attenzione o da racconti della gente incontrata, con il suo stile fluido e seducente, ricollega avvenimenti storici e politici oppure aneddoti della sua infanzia nella provincia udinese, rendendo la lettura ulteriormente piacevole e interessante. A conferma del modo di dire “la realtà a volte supera la fantasia”, poi, non mancano gli episodi inverosimili: Max, a Chile Chico, viene ospitato in Canonica dal curaz, un parroco italiano tuttofare, parla al telefono con il vescovo originario di Udine e viene intervistato da una radio locale: “ I minuti scorrono in un dialogo disordinato accompagnato da risa, urli sghembi del conduttore, e saluti particolari a persone in ascolto. Improvvisa giunge la domanda chiave: “Te gusta la cilena?”. Forse si riferiscono a un tipo di bistecca di cui non so nulla e così, con un certo imbarazzo, chiedo spiegazioni, trovandomi di fronte a un microfono in terra straniera”.
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Dal capitolo “L’uomo della pioggia”: “Non è un bel momento. E’ precisamente qui, a circa trenta chilometri da Cerro Castillo, che mi confronto con la domanda da un milione di dollari alla quale Chatwin ha dedicato un intero librone: che cosa ci faccio qui? (…) In un dialogo con me stesso che assume toni patetici, talvolta aggressivi e perfino drammatici, cerco di rispondere alla domanda che mi sovrasta come la pioggia e mi si fa contro come il vento. (…) A rompere questo clima teso sopraggiunge un incontro del tutto inaspettato. Un uomo alla guida di una jeep si ferma e mi chiede se voglio caricare la bici sul suo mezzo e raggiungere il villaggio.(…) Guardo l’abitacolo perfettamente asciutto (…) Il tipo che ha posto la domanda da un milione di dollari è già sceso dalla bici e si dirige verso il portellone della jeep mentre l’altro, il pazzoide inquieto, lo trattiene per il giubbotto e lo minaccia … Le minacce hanno effetto. Ringrazio il mio angelo in jeep e gli dico che voglio proseguire”... |