Il nomade dilettante
Giovanni Verusio, tranquillo avvocato, ha il pallino del viaggio: la malattia l'ha contratta con la prima spedizione in Asia, effettuata nel 1960 sugli altipiani dell'Hindu Kush in missione scientifica con un professore dell'università, e da allora non l'ha più abbandonato. In qualche decennio, e sempre utilizzando il tempo canonico della chiusura degli uffici giudiziari (agosto e metà settembre), Verusio è riuscito a viaggiare in tutto il mondo: Borneo, Perù, Sudan, Thailandia, Brasile e persino al Polo Nord. Sempre, rigorosamente, al di fuori dei circuiti turistici e sempre con in mente una curiosità da soddisfare, un luogo da raggiungere, un'indagine da effettuare. Perché un serio e posato signore decide di passare le sue vacanze in posti selvaggi e pericolosi, sottoponendosi al rischio di guai e infezioni, dovendo adattarsi a condizioni terribili per mangiare, dormire, spostarsi? Con un senso dell'umorismo pacato ma costante e uno sguardo sul mondo mai banale, Verusio ci racconta un giro del mondo esotico ma familiare, sulle orme di personaggi mitici e storie affascinanti.
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Giovanni Verusio è nato a Firenze. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza in Italia e aver conseguito il Master presso la Law School della Harvard University, ha lavorato a New York con il segretariato delle Nazioni Unite. Dal 1957 esercita la professione forense a Roma, dove vive. Ha sempre coltivato interessi etnografici e zoologici. Dal 1960, quando accompagnò Paolo Graziosi in una spedizione etnografica nelle valli dell'Hindu Kush, ha partecipato e, nel tempo, guidato più di trenta spedizioni e viaggi in zone remote della terra. Ha descritto le sue esperienze in articoli pubblicati su alcune riviste, tra cui `il Venerdì di Repubblica`, e in due libri: Il serpente arcobaleno (1991) e Il condor di rame (2005). |