Il pavone e i generali
Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati…
In realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni, tiene agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta.
Questo libro racconta le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni dei protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro, Il Pavone e i generali ci presenta un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi.
È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell’opposizione al regime dei cosiddetti «macellai di Rangoon».
I DIRITTI D'AUTORE VERRANNO DEVOLUTI ALLE ORGANIZZAZIONI DEMOCRATICHE E SINDACALI BIRMANE
«E Aung San Suu Kyi scese dalla sua auto per salutare la sua gente. Purtroppo non ci fu tempo, né per i saluti, né tanto meno per un breve comizio. La gioia e l’eccitazione d’improvviso si trasformarono in terrore e paura. Oltre un migliaio di soldati, polizia, gentaglia e criminali fatti arrivare dalla prigione di Mandalay, armati di fucili, di spranghe di ferro e di bambù, si riversò sulla folla. Molti di loro si erano addirittura travestiti da monaci. La violenza fu indiscriminata. I malviventi e i militari in combutta erano armati fino ai denti e pestarono senza tregua i contadini e l’ampia delegazione del partito. Alcune ragazze furono spogliate e lasciate nude. Alcuni furono picchiati a morte. Nella notte di quel terribile venerdì nero, la giovane leader birmana sparì nel nulla. Non si ebbero più notizie di lei per giorni e giorni. La giunta non era riuscita a farla fuori, ma l'aveva rapita.»
|