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The religion of the Dards in Ladakh

Investigations into their pre-Buddhist 'Brog-pa traditions (Himalayan studies)

Rohit Vohra


Editeur - Casa editrice

Skydie Brown International

Asia
Religione
Ladakh
Himalaya

Città - Town - Ville

Ettelbruck, Grand Duchy of Luxembourg

Anno - Date de Parution

1989

Pagine - Pages

165

Titolo originale

The religion of the Dards in Ladakh: Investigations into their pre-Buddhist 'Brog-pa traditions (Himalayan stu

Lingua originale

Lingua - language - langue

eng

Edizione - Collana

Himalayan studies

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The religion of the Dards in Ladakh: Investigations into their pre-Buddhist 'Brog-pa traditions (Himalayan stu

The religion of the Dards in Ladakh  

Centinaia di anni fa i Dardi si insediarono nelle valli laterali sinistre dell’Indo, nella zona dell’attuale Kargil e sull’altopiano del Deosei (Pakistan). Costituivano la prima etnia indo europea che occupò queste valli, scacciando l’etnia Mon più di un migliaio di anni fa. Conosciuta dai Baltì come Brokpà (dal tibetano drog-pa -nomadi), questa minoranza venne studiata da Giotto Dainelli nell’inverno del 1914. Oggigiorno è difficile elencare delle differenze sostanziali che permettano di distinguerli dai Baltì. Un tempo il copricapo era marrone ed assomigliava al berretto «gilgit», ma ormai tutto sembra essere perenne-mente e, talvolta, miseramente uguale.
A differenza dei Mon, i Dardi si sono mescolati con la popolazione tibetana del Purig (zona di Kargil) e successivamente hanno convissuto anche con i nuovi insediamenti dei Baltì. Originari delle valli di Gilgit, Astore, Bawang e Punjal, che formano il distretto paki-stano del Dardistan, in quelle valli hanno perduto completamente la loro identità culturale dopo l’islamizzazione degli ultimi secoli.
L’unica colonia di Dardi autentici è costituita da una popolazione di settecento indi-vidui nella valle di Dah-hanu, circa 24 chilometri a nord di Kargil, lungo la strada milita-re indiana in una zona che purtoppo è stat teatro dei combattimenti del “99. Qui alcuni Dardi continuano una vita autonoma ed indipendente in un’autarchia basata sui frutti e sui prodotti offerti dalla terra di queste valli relativamente basse di quota e dal clima favo-revole.
Protetti dall’inaccessibilità della vallata, essi hanno conservato un’identità culturale che è un microcosmo rimasto intatto dai tempi del loro arrivo: la società darda praticava la poliandria e si basa sul matrimonio endogamico e su codici etici che ne sono conse-guenti. La forma politica prevede un consiglio degli anziani e la religione, benché di origi-ne buddhista, si colora con pratiche che richiamano gli antichi riti animisti.
I defunti vengono seppelliti in posizione seduta, con il volto orientato verso il sorgere del sole, circondati dai beni più preziosi. I Dardi sono rispettosi verso gli animali domesti-ci, mucche e galline, non bevono latte vaccino, non usano lo sterco come combustibile e cercano di evitare ogni contatto stretto con questi animali. Verrebbe tuttora praticata una forma di purificazione quotidiana con fumicazioni rituali per le quali usano rami di cedro, pianta sacra.
Il linguaggio avrebbe assonanza con il russo con influenze sanscrite e parsi (persiano antico), lingue parlate dalle popolazioni ariane che scesero verso l’altopiano indiano in successive ondate di conquista.
Assieme al linguaggio i Dardi hanno conservato le loro tradizioni ricche di proverbi, favole e canzoni. Ogni tre anni si raccolgono in una festa di tre giorni ed i giovani ascolta-no la narrazione delle epopee degli antenati. Con un permesso è possibile addentrarsi nel-le valli presso la linea di cessate il fuoco, ma può capitare di incontrar qualche abitante a Kargil od a Leh. Lo si riconosce per la carnagione chiara, i lineamenti semiti molto fini e la statura alta. Sia gli uomini che le donne si adornano di numerosi e pesanti monili d’argento ed hanno sul copricapo un fiore rosso sangue, distinguendosi così dai tetri musulmani sciiti di Kargil.