Il mio Iran
È il 2000 quando Shirin Ebadi viene a sapere di essere sulla lista dei condannati a morte dal regime di Teheran. L'avvocato iraniano, premio Nobel per la pace nel 2003, prende le mosse dal racconto di questa amara scoperta per ripercorrere le tappe principali della propria vita professionale e privata e, insieme, dipingere un vivido ritratto della sua patria negli ultimi trent' anni. Animata dalla profonda convinzione che l'Islam possa essere interpretato in modo positivo per trasformare il futuro dell'Iran, Shirin Ebadi racconta come sia riuscita a dare voce a chi è sempre stato costretto a tacere e ha visto i propri diritti usurpati dall'ostile teocrazia che governa il Paese. Shirin Ebadi, l'avvocatessa iraniana premio Nobel per la pace, ripercorre in questo libro le tappe principali della sua vita professionale e privata. Un cammino profondamente segnato dalle sue nobili battaglie per difendere i diritti dei più deboli, al punto da essere condannata a morte dal regime di Teheran. Ma Shirin non ha mai rinunciato ai suoi ideali e ha continuato a lottare per i bambini maltrattati, per le madri che chiedono giustizia per i figli destinati alla pena capitale dopo un processo sommario, per le mogli ostaggio di mariti violenti¿ In una società dove per legge la vita di una donna vale la metà di quella di un uomo, la voce vibrante dell'autrice dimostra come si possa diventare padrone del proprio destino e sovvertire lo status quo. Un'autobiografia appassionante e coraggiosa, che offre un contributo prezioso al controverso dialogo tra mondo musulmano e Occidente.
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Il titolo in inglese de Il mio Iran, la biografia di Shirin Ebadi, è Iran awakening, risveglio iraniano; il libro riflette le speranze di quella parte del paese che nel premio Nobel assegnato alla Ebadi nel 2003 ha visto l’auspicio di un possibile mutamento. Il racconto biografico, infatti, si intreccia con le vicende storiche e politiche dell’Iran.
Shirin Ebadi era diventata giudice giovanissima, nel 1970, dopo la laurea in giurisprudenza. L’Iran dello Scià perseguiva l’obiettivo di una veloce occidentalizzazione: la condizione delle donne era giuridicamente parificata a quella della parte maschile della società. L’insofferenza per il regime autoritario dello Scià, unita alla corruzione diffusa e alle tensioni economiche e sociali di quegli anni, sfociarono nella rivoluzione del 1979, che poi, incorrendo in un classico fenomeno di slittamento dovuto al successo dei movimenti più estremisti in lotta per il potere, prese la deriva fondamentalista.
Ebadi fu così esonerata dalle sue funzioni di giudice e assistette all’introduzione del codice penale ispirato alla legge islamica. Negli anni seguenti si occupò, nel suo nuovo ruolo di avvocato, di casi che hanno ottenuto grande risonanza internazionale, come quelli di Ahmad Batebi, lo studente, tuttora imprigionato nel famigerato carcere di Evin, noto in tutto il mondo per una foto pubblicata sulla copertina di “The Economist” nel 1999 in cui mostra la maglia insanguinata di un suo compagno d’università, o l’assassinio dopo feroci violenze della fotogiornalista Zahra Kazemi nel 2003, arrestata proprio per aver fatto dall’esterno fotografie del carcere di Evin, che non sono consentite. |