Nel 1994, Jeffrey Tayler aveva trentatré anni e gli amici di Mosca, la città in cui viveva allora, non mancavano di ricordargli che aveva già "Vozrast Khrista", l'età di Cristo, e che doveva sbrigarsi se voleva combinare qualcosa di buono nella sua vita. Per sua fortuna, in quello stesso anno, Tayler ebbe per la prima volta tra le mani il romanzo di V.S. Naipaul, "Alla curva del fiume", in cui si narra dell'indiano Salim che arriva a Kisanganim sul fiume Congo, per aprire un negozio e inziare una nuova vita. Tayler rimase notevolmente colpito dalla lettura. La parola Congo, con le sue o sonore, cominciò a risuonare come il tamburo di un villaggio Africano nella sua mente, come la promessa di un'esperienza unica. Iniziò allora a riflettere sulla storia del Congo, a studiare mappe, a consultare carte nautiche, a informarsi sulla storia delle spedizioni che l'avevano attraversato. Infine, nel febbraio 1995, davanti al globo di un pallido sole arancio che spandeva una fredda luce azzurrina sul paesaggio moscovita, concepì il suo temerario progetto: avrebbe compiuto da solo, in piroga, la discesa del più lungo tratto navigabile del Congo, da Kisangani fino alla Capitale, Kinshasa, una distanza di 1736 kilometri. Avrebbe affrontato e conquistato un grande fiume tropicale. Sarebbe stata l'impresa che avrebbe dato un senso alla sua vita. Avrebbe ripercorso le orme di Henry Morton Stanley, il grande esploratore britannico che, nel 1876, accompagnato da centinaia di africani e da tre europei, si addentrò da Zanzibar, sulle coste dell'Oceano Indiano, fino a Nyangwe, sul tratto superiore del fiume in piroga, combattendo lungo il tragitto contro tribù di cannibali; e, infine, raggiunse l'Atlantico , con metà degli africani e senza i suoi compagni europei, morti per malattia, affogamento o fame.
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Faced with an identity crisis in his work and his life, seasoned traveler and journalist Jeffrey Tayler made a bold decision. He would leave behind his mundane existence in Moscow to re-create the legendary British explorer Henry Stanley's trip down the Congo in a dugout canoe, stocked with food, medicine, and even a gun-toting guide. But once his tiny boat pushed off the banks of this mysterious river, Tayler realized he was in a place where maps and supplies would have no bearing on his survival. As Tayler navigates this immense waterway, he encounters a land of smothering heat and intense rains, wary villagers, corrupt officials and dead-eyed soldiers demanding bribes, jungle animals, mosquitoes, and, surprisingly, breathtaking natural beauty. Filled with honesty and rich description, Facing the Congo is a sophisticated depiction of today's Democratic Republic of the Congo, a country brought to its knees by a succession of despotic leaders. But most mportant, Tayler's stunning narrative is a deeply satisfying personal journey of fear and awakening, with a message that will resonate with anyone who has ever felt compelled, whether in life or in fantasy, to truly explore and experience our world. |