Diario d'India
Alla fine del 1928, Mircea Eliade allora ventunenne, arriva a Calcutta per studiare con il celebre Surendranath Dasgupta. Vi resterà tre anni, durante i quali tiene un diario minuzioso in cui annota episodi della vita quotidiana, soprattutto incontri. Sfilano così una serie di personaggi: il compagno di studi, il suo maestro Dasgupta, una misteriosa e bellissima studiosa indu, il suo vecchio professore di sanscrito, le adolescenti coinquiline della pensione in cui egli abita; ma anche personaggi famosi come Giuseppe Tucci e Tagore. Il diario, nella sua immediatezza, rispecchia con la sua vivacità, le passioni, le aspirazioni, le curiosità di un giovane studente che diventerà poi uno dei massimi orientalisti della nostra epoca.
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Questo "Diario d'India" è un romanzo di avventure quotidiane. Avventure (e disavventure) dello spirito e della carne capitate tra il 1928 e il 1933 a Calcutta, a un giovane rumeno arrivato in quella città per studiarvi il sanscrito e la filosofia indiana. Pur non trascurando gli studi, egli non disprezza i divertimenti, anzi. I profumi inebrianti delle notti tropicali eccitano i sensi, rinfocolando i desideri. Il whisky abbatte le barriere e la zanzariera protegge i corpo degli amanti. Mircea Eliade racconta i suoi amori e quelli dei suoi amici "anglo-indiani", descrive la sua vita insieme a loro, espone i pensieri contraddittori che si agitano in lui, sugli argomenti più disparati, con una sincerità senza pudore e un'ingenuità disarmante. La sua è una scrittura vivace, senza fronzoli; appunti di diario, così come escono dalla penna. I lettori di Eliade vi trarranno lo stesso piacere che dalla lettura di "L'India". |