Nepal
«La magnificenza sconsolata delle province di confine con il Tibet è ormai lontana: siamo precipitati nel labirinto boscoso delle strette valli nepalesi. Ogni traccia di cultura sparisce. La natura non contenuta nell'equilibrio del clima prolifica con ebbra esultanza: l'uomo stesso è natura; un'immobilità stupefatta lo cristallizza in un'inerzia senza passato; ti muovi in un terreno vergine.»
Uno dei libri meno conosciuti di Tucci. Il regno dei Malla, dal nepal occidentale, si este fino a controllare gran parte del Nepal. Il percorso è quello fra Pokhara e Jumla passando vicino al basso Dolpo. Un Nepal che non esite più se non nei sogni di chi, come me, leggeva avidamente questi diari per poi finalmente raggiungere i luoghi descritti.
Un popolo, i Malla, del nord dell'Himalaia dal mille al milletrecento. Minatori dell'oro di Tok-Gialug. Certamente prima di questo libro mai avevo sentito parlare dei Malla, per lo meno in questi termini. Erano ricchi, controllavano i commerci tra l'indo-pakistan e l'Asia centrale. Guido Tucci, l'autore, ci guida tra templi, rovine, usi e costumi di un popolo tutto da scoprire e che riesce a sorprendere. E' comunque un libro che racconta un viaggio in un Nepal poco frequentato, Guido Tucci e sua moglie Francesca Bonardi, questi, ne fotografa la storia e la geografia . Un viaggio in Nepal, non di quelli che acquisti sotto casa dall'agenzia, è un'avventura tra scoperte e scienza, contatto con la natura e visioni notturne che riempiono i sogni di chi ama questa vita e ringrazia Dio che la Terra sia rotonda, quindi illimitata.
«La carta è, come sempre, imprecisa: ci sono dei vuoti immensi o indicazioni approssimative; molti nomi di fiumi e di montagne sono scritti con una grafia sbagliata: chiedi alla gente dove stanno essi ed essi cascano dalle nuvole, non ne hanno mai inteso parlare. Quello che accade nei luoghi dove passiamo accade anche più a nord, dove dovrebbero correre i confini tra Nepal e Tibet; una linea definita su un terreno non tutto accuratamente percorso e rilevato; un confine che l'asperità delle contrade e la desolazione e l'impervia natura sembra bastino a difendere, in un terreno dove non c'è vita o scarsissima o che non potrebbe mai invogliare nessuno a stanziarvi.»
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Giuseppe Tucci Macerata 1894 - San Paolo dei Cavalieri (Tivoli) 1984
Tucci è considerato il più grande orientalista italiano del Novecento, e fra i massimi tibetologi a livello internazionale. Fu giornalista, scrittore, archeologo, antropologo, esploratore, Accademico d'Italia, presidente onorario di numerose istituzioni di grande prestigio in tutto il mondo, vincitore del "Premio Nehru", e ha meritato ben cinque lauree honoris causa. Concittadino del gesuita e sinologo Padre Matteo Ricci, Giuseppe Tucci nasce a Macerata il 5 giugno 1894 e muore a San Polo dei Cavalieri, vicino a Tivoli, il 5 aprile 1984. Dotato di eccezionali qualità naturali e di un'ottima preparazione classica, giovanissimo conosce già una decina di lingue europee. Nel 1915 parte per la Grande Guerra, congedandosi col grado di tenente. Nel 1919 si laurea in Lettere e Filosofia. Lavora prima come bibliotecario della Camera dei deputati, ma già tra il 1925 e il 1930 insegna italiano, cinese e tibetano presso le Università indiane di Calcutta e Shantiniketan, dove fra l'altro incontra il poeta Tagore e Gandhi. Dal 1930 diviene docente di lingua e letteratura cinese all'Università di Napoli, e dal 1932 insegna religione e filosofia dell'Estremo Oriente all'Ateneo di Roma. Nel 1933 fonda assieme a Giovanni Gentile, che ne è il primo presidente, l'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Is.M.E.O.), con lo scopo di "promuovere e sviluppare i rapporti culturali fra l'Italia e i paesi dell'Asia Centrale, Meridionale ed Orientale ed altresì di attendere all'esame dei problemi economici interessanti i Paesi medesimi". L'attenzione rivolta anche agli aspetti politico-economici è documentata, oltre che dalle numerose pubblicazioni dell'Istituto come i periodici Bollettino dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (1935) e Asiatica (1936-1943), dallo specifico interesse di Tucci per la geopolitica dell'Asia in un periodo cruciale della sua storia, e dalla sua amicizia personale con Karl Haushofer, che invita a tenere importanti conferenze su questa materia. Tucci concentra i suoi viaggi di ricerca nella vasta regione himalayana, quale naturale crocevia storico fra tutte le diverse culture dell'Asia, raccogliendo sistematicamente materiale archeologico, artistico, letterario, di documentazione storica e altro. Risultati eccezionali vengono così ottenuti dalle sue lunghe spedizioni in Tibet fra il 1929 e il 1948, anno in cui l'Is.M.E.O. riprende in pieno la sua attività postbellica sotto la sua diretta presidenza, destinata a durare fino al 1978. Tra il 1950 e il 1955 egli organizza nuove spedizioni in Nepal, seguite dalle campagne archeologiche in Pakistan ('56), in Afghanistan nel ('57) ed in Iran ('59). Sempre nel 1950 avvia il prestigioso periodico in lingua inglese East and West, e nel 1957 fonda il Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma. Tra i suoi numerosi ed importanti scritti ricorderemo solamente, sia i sette volumi di Indo-tibetica (Accademia d'Italia, 1932-1942) che i due di Tibetan Painted Scrolls (Libreria dello Stato, 1949) per la loro ampiezza documentaria, e la Storia della filosofia indiana (Laterza, 1957) per la sua portata innovativa, specie per quanto riguarda la logica indiana. |