Piya è appena arrivata a Canning, l`ultima fermata per i Sundarban, l`immenso arcipelago di isole che si stende fra il mare e le pianure del Bengala, dal fiume Hooghly fino alle rive del Meghna in Bangladesh. Secondo la leggenda, l`arcipelago è sorto il giorno in cui la treccia del dio Shiva si è disfatta, e i suoi capelli bagnati si sono sciolti in un immenso e intricato groviglio. E, in effetti, a chi da Canning giunga fino a Lusibari, il più lontano dei lembi di terra abitati dei Sundarban, le isole sembrano davvero migliaia di ciocche arruffate, o fili smarriti del tessuto dell`India, frange sbrindellate del suo sari. Piya, giovane biologa marina nata nel Bengala ma cresciuta negli Stati Uniti, è arrivata in questo groviglio di fiumi e foreste per trascorrere, come le accade da tempo ormai, lunghe ore su barche instabili sotto il cielo rovente, a scandagliare la superficie dell`acqua alla ricerca di qualche delfino o di qualche altra specie rara di mammifero. Sull`Irrawaddy, però, sul Mekong o sul Mahakam, sui corsi d`acqua di mezzo mondo, si sentiva protetta dalla sua inequivocabile estraneità, dai suoi capelli neri corti, dalla sua pelle scura, dal suo viso lungo e sottile, dai suoi delicati lineamenti di giovane donna indiana. Qui, in un posto in cui si sente più straniera che altrove, Piya sa che il suo aspetto la priva di ogni protezione. Per Kanai Dutt, invece, l`interprete diretto a Lusibari per decifrare un misterioso diario lasciato da suo zio, l`uomo che nell`inclinazione del capo e nell`ampiezza dei gesti rivela una pacata, ferma sicurezza, questo luogo in cui le foreste di mangrovia ricoprono un`isola intera nell`arco di pochi anni, e ogni anno decine di persone muoiono nell`abbraccio di quel fogliame inestricabile, uccise da tigri, serpenti e coccodrilli, è soltanto un paesaggio dove poter sfoggiare l`a gilità e la prontezza del viaggiatore capace istintivamente di cogliere l`attimo. Solo per Fokir, il pescatore, i Sundarban sono il mondo, l`unico mondo noto. A bordo della sua barca, fatta di canne, foglie di bambù e assi di legno malconce, Fokir conosce ogni angolo di quest`universo sorto dal disfarsi della treccia di Shiva, dove non non esistono confini tra acqua dolce e salata, fiume e mare, e ogni giorno le maree ricoprono la terra e foreste intere scompaiono. Attorno a questi tre straordinari personaggi - Piya, la studiosa attratta dalla potenza magica della natura, Kanai, l`interprete che incarna la razionalità occidentale, Fokir, il pescatore che attinge alla millenaria sapienza pratica dell`Oriente - e al racconto dell`avventura che li terrà insieme fino alla fine, Ghosh costruisce, con Il paese delle maree, un romanzo epico in cui ridà voce all`eterno conflitto tra uomo e natura, libertà e destino, mito e ragione.
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Between the sea and the plains of Bengal, on the easternmost coast of India, lies an immense archipelago of islands. Some are vast and some no larger than sandbars; some are vast and some no larger than sandbars; some have lasted through recorded history while others have just washed into being. These are the Sundarbans. Here there are no borders to divide fresh water from salt, river from sea, even land from water from salt, river from sea, even land from water. Here, for hundreds of years, only the truly dispossessed braved the man-eating tigers and the crocodiles who rule there, to eke a precarious existence from the mud. Here, at the beginning of the last century, a visionary Scotsman founded a utopian settlement where peoples of all races, classes and religions could live together.
The settlers of the Sundarbans believe that anyone without a pure heart who ventures into the watery labyrinth will never return. It is the arrival of Piyali Roy, of Indian parentage but stubbornly American, and of Kanai Dutt, a sophisticated Delhi businessman, that disturbs the delicate balance of settlement life. Kani has returned to the islands on the request of his aunt, a local figure, for the first time since the death of his uncle, a political radical who die mysteriously in the aftermath of a local uprising. When Piya, who is on the track of the rare river dolphins, hires Fokir, an illiterate but proud local man to guide her through the back waters, Kanai becomes her translator. From this moment, the tide begins to turn.
Amitav Ghosh has discovered another new territory, summoning a singular, fascinating place, another world, from its history and myth and bringing it to life. Yet The Hungry Tide also explores another and far more unknowable jungle: the human spirit. It is a novel that asks at every turn: what man can take the true measure of another?
The Hungry Tide is a remarkable book, a whirlwind work of the imagination, as epic in its scope and ambition as Amitav Ghosh's previous, widely-acclaimed novels.
REVIEWS
Ghosh has established himself as one of the finest prose writers of his generation of Indians writing in English. -Financial Times
A distinctive voice, polished and profound. -Times Literary Supplements
I cannot think of another contemporary writer with whom it would be this thrilling to go so far, so fast. -The Times
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