Tutto comincia con un vecchio volume trovato per caso fra gli scaffali di una libreria dell'usato: il diario di viaggio di Lord Dufferin, l'eccentrico diplomatico inglese che nel 1856 solcò, fra Islanda, Norvegia e isole Svalbard, le rotte del Grande Nord. Sfogliando quelle pagine, nella mente dell'autore, pigrissimo animale metropolitano, prende corpo un bizzarro progetto: ripercorrere le tracce di quel viaggio ed esplorare il "luogo più inospitale della Terra": l'Artico. Ma se Lord Dufferin affrontava tempeste, iceberg, orsi polari senza battere ciglio, Tim Moore deve fare i conti con il mal di mare, una scarsa resistenza fisica e una congenita goffaggine che, tuttavia, lo rende umoristicamente irresistibile.
Un dialogo a distanza tra due viaggi e due viaggiatori, un racconto ironico e divertente, con un linguaggio brillante, vivace e ricco di humour naturalmente molto inlgese e molto... glaciale.
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Resolving to follow in the Arctic footsteps of a Victorian gentleman of leisure and adventure, the author provides his own memoir of a shambolic voyage into the Northern wastes, a trip that cost him most of his dignity and nearly his life. Moore writes with scathingly funny self-deprecation about his misadventures in Iceland, Norway, and regions of the Arctic Circle. |