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Indo Tibetica, III I templi del Tibet Occidentale ed il loro simbolismo artistico: Parte II, Tsaparang

Tucci Giuseppe


Editeur - Casa editrice

Reale Accademia d'Italia

  Asia
Tibet
Himalaya


Città - Town - Ville

Roma

Anno - Date de Parution

1936

Titolo originale

Indo Tibetica, III, I templi del Tibet Occidentale ed il loro simbolismo artistico: Parte II, Tsaparang

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano


Indo Tibetica, III I templi del Tibet Occidentale ed il loro simbolismo artistico: Parte II, Tsaparang Indo Tibetica, III I templi del Tibet Occidentale ed il loro simbolismo artistico: Parte II, Tsaparang  

Nel tempio superiore di Tsaparang al grande mandala tridimensionale mancano alcune statue. Una battuta (mi sembra riportata in una importante guida) è: "Per fortuna che Tucci è passato prima dell guardie rosse..."

Il regno di Guge nel Tibet Occidentale venne fondato verso il 9° secolo dopo la morte del re Langdarma ed il crollo dell’impero tibetano dello Yarlung. Nella zona fra l’Indo ed il Sutlej, sorse il regno di Guge con capitale a Tsaparang. Un’ulteriore espansione del regno avviene nell’11° secolo con l'arrivo di Atisha che aveva partecipato alla fondazione del monastero di Tabo. Il merito fu di re Yeshe Öd. Egli convinse Atisha, dotto abate indiano, a venire in Tibet dalla lontana India per diffondere il Dharma. Atisha rifletté a lungo sull’invito reale prima di accettare. Passò qualche anno e l’invito divenne sempre più pressante. Atisha pregò Tara Verde, sua divinità tutelare, chiedendo guida ed ispirazio-ne. La nobile Tara (per i Tibetani sarebbe divenuta Dolma) apparve al venerabile guru in un sogno luminoso: "Se ti recherai in Tibet, il Dharma vi dimorerà a lungo, ma la tua vita sarà più breve di dodici anni". Atisha aveva ormai passato i sessant’anni, era considerato il più grande maestro spirituale dell’India. Era un uomo arrivato, diremmo og-gi. Eppure decise: diffondere il Dharma era più importante del prolungare la sua esistenza mortale. Partì a piedi dalle pianure dell’India, superò i passi impervi con l’agilità di Brad Pitt in “Sette anni in Tibet” e giunse sul tetto del mon-do. Trascorse i suoi ultimi anni trasmettendo a voce i suoi insegnamenti. Morì in Tibet come aveva predetto Tara.

 

Consulta anche: The Temples of Western Tibet and their Artistic Symbolism: Tsaparang : Indo-Tibetica III-2

Recensione in altra lingua (English):

The Temples of Western Tibet and their Artistic Symbolism: Tsaparang : Indo-Tibetica III-2/Giuseppe Tucci.
Edited by Lokesh Chandra.
Reprint. New Delhi, Aditya Prakashan, 1989, xxxvi, 211 p., 152 plates, $28. ISBN 81-85179-23-9.


"This volume of the Indo-Tibetica is dedicated to the six temples of Tsaparang, the temples of Samvara and of Vajrabhairava, the White temple, the Red temple, the Temple of the prefect, and the Lo-than dgon-pa. These temples are unique examples of early Tibetan mural paintings as well as sculptures, all direct derivations from Indian traditions, and some of them even from the brush of Indian masters. In the feminine deities frescoed on the walls we can discern the continuation of the tradition of Indian miniatures. Professor Tucci speaks at length about the importance of the art of these temples. He discusses the evident traces of Indian inspiration in the accuracy of execution, the delicacy of drawing, chairoscuro effects, figures in profile rather than in frontal aspects, and so on. The art of Tsaparang has unique importance for the last phase of Buddhist art in India, especially in its Kashmiri idiom. He deals at length with the iconography and symbolism of Samvara; his Mandala along with its dakinis and asta-smasana. The Mandala of Vajrabhairava, various cycles of Vairocana. Tara, Vajrapani and Guhyasamaja are also detailed.

"In a long preface Prof. Lokesh Chandra elucidates the problems left open by Tucci, like the role of photism in the developments from Amitabha to Mahavirocana, and the transformation from the orgiastic Aksobhya cults to yab-yum mahayoga deities, dichotomy of square and circle in the Mandala, various classifications of the forms of Tara, and so on.

Contents: Preface/Lokesh Chandra.
I. The temple of Samvara/Bde-Mchog:
1. General description.
2. The cycle of Samvara/Bde-mchog.
3. Iconographic type of Samvara and its symbolism.
4. The Mandala of Samvara.
5. The twentyfour viras and the cosmic man.
6. Meaning of the Mandala of Samvara.
7. The Mandala of Samvara as represented at Tsaparang.
8. The frescoes. The eight cemeteries.
9. The minor deities.
10. The five Tathagatas.
11. The "circle of protection".
12. The ten dakini.
13. A Terracotta triptych.

II. The small temple of Vajra-Bhairava/Rdo-rje-hjigs-byed:
14. General aspect of the temple.
15. The Mandala of Vajrabhairava.
16. Vajrabhairava.
17. The Mandala represented at Tsaparang.
18. The minor deities.
19. Remati in India and in Tibet.
20. Other deities of the cycle of Bstan-srun-ma.
21. The series of the "masters".

III. The white temple:
22. General characteristics.
23. The iconographic types represented in the temple.
24. Cycles of Vairocana.
25. Amitabha or Sakyamuni.
26. The cella.
27. The kings of Guge.
IV. The red temple:
28. General description.
29. The legend of the Buddha depicted.
30. Scenes of the foundation of the temple.

V. The temple of the prefect:
31. General description.
32. The cycle of Tara.
33. The cycle of Vajrapani.
VI. The Lo-than dgon-pa:
34. General description.

Appendices.
Bibliography.
Index.



Biografia

Giuseppe Tucci
Macerata 1894 - San Paolo dei Cavalieri (Tivoli) 1984


Tucci è considerato il più grande orientalista italiano del Novecento, e fra i massimi tibetologi a livello internazionale. Fu giornalista, scrittore, archeologo, antropologo, esploratore, Accademico d'Italia, presidente onorario di numerose istituzioni di grande prestigio in tutto il mondo, vincitore del "Premio Nehru", e ha meritato ben cinque lauree honoris causa. Concittadino del gesuita e sinologo Padre Matteo Ricci, Giuseppe Tucci nasce a Macerata il 5 giugno 1894 e muore a San Polo dei Cavalieri, vicino a Tivoli, il 5 aprile 1984. Dotato di eccezionali qualità naturali e di un'ottima preparazione classica, giovanissimo conosce già una decina di lingue europee. Nel 1915 parte per la Grande Guerra, congedandosi col grado di tenente. Nel 1919 si laurea in Lettere e Filosofia.
Lavora prima come bibliotecario della Camera dei deputati, ma già tra il 1925 e il 1930 insegna italiano, cinese e tibetano presso le Università indiane di Calcutta e Shantiniketan, dove fra l'altro incontra il poeta Tagore e Gandhi. Dal 1930 diviene docente di lingua e letteratura cinese all'Università di Napoli, e dal 1932 insegna religione e filosofia dell'Estremo Oriente all'Ateneo di Roma. Nel 1933 fonda assieme a Giovanni Gentile, che ne è il primo presidente, l'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Is.M.E.O.), con lo scopo di "promuovere e sviluppare i rapporti culturali fra l'Italia e i paesi dell'Asia Centrale, Meridionale ed Orientale ed altresì di attendere all'esame dei problemi economici interessanti i Paesi medesimi". L'attenzione rivolta anche agli aspetti politico-economici è documentata, oltre che dalle numerose pubblicazioni dell'Istituto come i periodici Bollettino dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (1935) e Asiatica (1936-1943), dallo specifico interesse di Tucci per la geopolitica dell'Asia in un periodo cruciale della sua storia, e dalla sua amicizia personale con Karl Haushofer, che invita a tenere importanti conferenze su questa materia.
Tucci concentra i suoi viaggi di ricerca nella vasta regione himalayana, quale naturale crocevia storico fra tutte le diverse culture dell'Asia, raccogliendo sistematicamente materiale archeologico, artistico, letterario, di documentazione storica e altro. Risultati eccezionali vengono così ottenuti dalle sue lunghe spedizioni in Tibet fra il 1929 e il 1948, anno in cui l'Is.M.E.O. riprende in pieno la sua attività postbellica sotto la sua diretta presidenza, destinata a durare fino al 1978. Tra il 1950 e il 1955 egli organizza nuove spedizioni in Nepal, seguite dalle campagne archeologiche in Pakistan ('56), in Afghanistan nel ('57) ed in Iran ('59). Sempre nel 1950 avvia il prestigioso periodico in lingua inglese East and West, e nel 1957 fonda il Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma.
Tra i suoi numerosi ed importanti scritti ricorderemo solamente, sia i sette volumi di Indo-tibetica (Accademia d'Italia, 1932-1942) che i due di Tibetan Painted Scrolls (Libreria dello Stato, 1949) per la loro ampiezza documentaria, e la Storia della filosofia indiana (Laterza, 1957) per la sua portata innovativa, specie per quanto riguarda la logica indiana.

Consulta anche: The Temples of Western Tibet and their Artistic Symbolism: Tsaparang : Indo-Tibetica III-2