Viaggio al Tibet 1738-1745
Nel 1738 il padre cappuccino Cassiano Beligatti parte in missione alla volta del Tibet con due confratelli; raggiunge l’India e poi, seguendo un ramo del Gange, Patan e Kathmandu nel Nepal, per arrivare finalmente a Kudi in Tibet. Ma il lungo viaggio non è finito: dopo aver attraversato buona parte della regione montuosa alle falde dell’Himalaya, Beligatti giunge a Lhasa solo nel 1742. Della capitale del Tibet e dei suoi abitanti il missionario descrive gli usi, i costumi, il cibo (non molto cambiati da allora in un popolo fedele alle tradizioni), nonché, con ricchezza di particolari, le spettacolari feste religiose cui ha assistito. Questo straordinario giornale di viaggio - presentato da Alberto Magnaghi nel 1901-1902 sulla «Rivista Geografica Italiana» con una introduzione e note - è qui ripubblicato rendendo così accessibile al pubblico una delle primissime testimonianze occidentali sulla civiltà tibetana.
Nel 1741 Cassiano da Macerata così descriveva l'Everest: “Salimmo il Monte Lhangur fra balze precipitose; a misura che ci avvicinavamo alla sommità del monte aumentavasi in tutti il dolore del capo e dello stomaco, con difficoltà di respiro...”. E ancora: “...salimmo le montagne, benché non pervenimmo sino all'alto ove erano coperte di neve; in salendo questo monte, vedemmo dalla parte di nord una lunga fila di alti monti coperti d'alto al fondo di grossa neve, a' quali li mulattieri fecero riverenza risguardandoli come dimora di numi... ci fu asserito che in quelli monti la neve mai si distrugge restando tutto l'anno coperti d'alte nevi e che per tal causa sono inabitabili e inacessibili...”.
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