Cuore di questa saga epica, l'Ibis, un veliero che, negli anni Quaranta del XIX secolo, solca le acque tumultuose dell'Oceano Indiano per combattere la guerra dell'oppio, il conflitto che, con il trattato di Nanchino, sancì la definitiva espansione dell'impero britannico nei mercati d'oltremare e che fu scatenato dalla Compagnia delle Indie orientali per rovesciare lo squilibrio della bilancia dei pagamenti tra Gran Bretagna e Cina, favorevole decisamente in quegli anni a quest'ultima. Nel suo avventuroso viaggio, l'Ibis reca a bordo un'umanità davvero straordinaria: marinai, clandestini, braccianti, galeotti, un raja in rovina, una vedova sfuggita alle dure costrizioni del suo clan, uno schiavo americano liberato, un orfano europeo dallo spirito libero. A mano a mano che i legami con le origini si affievoliscono, e i contorni delle vite precedenti sbiadiscono, i passeggeri e i membri dell'equipaggio cominciano a considerare se stessi "fratelli di navigazione".
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«Accadde alla fine dell’inverno, in un anno in cui i papaveri furono stranamente lenti nello spargerei petali: per chilometri e chilometri, da Benares in su, sembrava che il Gange scorresse tra ghiacciai paralleli, entrambe le sponde infatti erano coperte da una folta distesa di petali bianchi». Proprio sulla sponda del grande fiume sacro dell’India Deeti, la donna con gli occhi senza colore, dal fascino misterioso e scostante, ebbe la visione che le cambierà la vita: «un’enorme nave con due alti alberi, tra i quali erano tese grandi vele di un biancore accecanti». Comincia così questo romanzo di Amitav Ghosh, considerato uno dei più grandi scrittori indiani di oggi, autore di successi internazionali tra cui Il cromosoma Calcutta, Il palazzo degli specchi e Il paese delle maree. Cantore dell’anima del grande subcontinente indiano, l’autore di Calcutta inaugura con Mare di papaveri una trilogia dedicata alla nascita dell’India moderna, raccontata attraverso l’epopea ottocentesca della nave inglese Ibis e del suo equipaggio multietnico in rotta verso il Golfo del Bengala per esercitare il traffico d’oppio. Durante le sue peregrinazioni nell’Oceano Indiano, l’Ibis, che in origine «era stata costruita per fungere da “blackbirder, nave negriera», non disdegna di occuparsi del trasporto di ribelli, predoni e criminali di ogni razza destinati alle colonie penali dell’Impero sparse nella zona. Il suo equipaggio è un gruppo di lascari, marinai appartenenti a razze diverse, cinesi, bengalesi, arabi e malesi, accomunati da un unico destino: veleggiare sui mari orientali. Tra gli ufficiali vanta invece un giovane ambizioso, con «la carnagione color avorio antico e una massa di capelli nerissimi e ricciuti»: è Zachary Reid, figlio di una schiava liberata del Maryland. La sua vita cambierà per sempre una volta a bordo della Ibis così come quella degli altri personaggi che incroceranno la rotta della goletta: Jodu, figlio di un barcaiolo di un villaggio a una ventina di chilometri da Calcutta, che da sempre desidera diventare lascaro; Paulette, orfana di origini francesi accolta nella propria famiglia da Mr Burnham, proprietario della Ibis; Serang Ali, capo dei lascari, «personaggio d’aspetto formidabile, con una faccia che avrebbe suscitato l’invidia di Gengis Khan» e infine la stessa Deeti che, dopo essere rimasta vedova, dovrà lottare per recuperare la libertà e ricostruirsi una vita, contro tutto e tutti. Romanzo dei destini incrociati, epopea di passioni, perdite e riscatti, Mare di papaveri è una storia corale che racconta l’origine di una nuova civiltà sorta dalla mescolanza di etnie e culture diverse. Una narrazione piena di fascino orientale, con cui Amitav Gosh ci svela il cuore, inafferrabile e pieno di contraddizioni, di un paese e delle sue genti.
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