Tornata dall'inferno
In 20 agili capitoli, l'autrice, C. Ly, racconta la sua agghiacciante esperienza durante uno dei regimi dittatoriali più feroci del ventesimo secolo, quello di Pol Pot, capo dei Khmer rossi, responsabile dello sterminio di quasi due milioni di cambogiani, su una popolazione di sette milioni. I quattro anni di «detenzione» nel campo di lavoro costituiscono l'«inferno», contraddistinto da condizioni disumane: fame, povertà, malattie, privazione di qualsiasi proprietà, sfruttamento del lavoro, indottrinamento dei bambini e loro reclutamento come sorveglianti o soldati, persecuzione dei borghesi e degli intellettuali, esecuzioni sommarie, violenze, vendette, corruzione, delazioni. Grazie alla sua tempra, all'amore per i figli, al senso di ribellione e odio, a qualche favore ottenuto da conoscenti del padre defunto, al colloquio interiore con il Dio degli occidentali (che diventa capro espiatorio e testimone-interlocutore segreto), l'autrice riesce a sopravvivere e a «tornare» da questo inferno, proprio lei appartenente a quella classe sociale che il regime voleva eliminare o «rieducare» con ogni tipo di privazioni. Una testimonianza toccante e sconvolgente, che non intende tanto denunciare o indugiare sulle atrocità commesse dal regime comunista, quanto sottolineare il percorso interiore dell'autrice, che gradualmente passa da un odio sconfinato a una visione illuminata dalla fede in Gesù. Quindi accanto e oltre l'aspetto di attualità storica, c'è l'aspetto spirituale: il percorso di conversione lento e graduale dal buddismo al cattolicesimo, con frequenti paralleli tra filosofia buddista e spiritualità cristiana, tra la figura di Buddha e quella di Gesù.
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Insegna all’Istituto di Scienze e Teologia delle Religioni di Marsiglia. Nata in Cambogia, appartenente all’alta borghesia, si laurea in diritto e filosofia, e diventa prima insegnante di liceo, poi funzionaria del Ministero dell’Istruzione. Sposata e madre di un bambino di tre anni, nel 1975 con l’avvento della dittatura, perde il marito e il padre, barbaramente trucidati, e viene deportata in un campo di lavoro con la madre, una sorella, un fratello e il figlioletto. Qui dà alla luce una bambina. Nel 1979, alla caduta del regime di Pol Pot, dopo la nascita del terzo figlio, prende la strada dei profughi verso la Thailandia e, un anno dopo, emigra con la famiglia in Francia, dove tuttora vive e lavora. Attualmente insegna all’Istituto di Scienze e Teologia delle Religioni di Marsiglia. |