INTERVISTA ALL'AUTRICE LAURA MANCINI Un giorno, in Cina Esperienza esistenziale di una giovane scrittrice
Nel mese di Maggio 2009, Tespi propone una novità editoriale all’interno della collana Ducas: “Un giorno, in Cina”, racconto di viaggio della giovane autrice romana Laura Mancini, giornalista pubblicista laureata in Studi Orientali, da quest’anno anche collaboratrice della nostra testata.
Le abbiamo chiesto di parlarci del suo racconto, della sua esperienza di viaggio ed in generale del suo amore per la scrittura.
Laura, prima di tutto: da cosa è motivata la scelta di studiare la civiltà cinese?
«Credo di aver avuto sempre una passione innata per tutte le forme di comunicazione e questa è senz’altro la prima cosa che caratterizza tutte le attività che svolgo e gli studi che ho intrapreso: adoro l’arte e lavoro da anni a teatro, mi piace la danza, la pittura, non posso fare a meno di scrivere nero su bianco ogni cosa che mi colpisce nella realtà che mi circonda e che ho la sensazione di dover “catturare” sulla carta; mi sono sempre piaciute le lingue e le culture straniere e vorrei, utopicamente, poterle parlare tutte. Suppongo che alla base ci sia il desiderio di comprendere gli altri e di farmi comprendere ed una forte curiosità verso la vita, in tutte le sue forme ed espressioni.
Per quanto riguarda le lingue orientali ed in particolare il cinese, proprio nella prefazione del mio racconto accenno a come, un giorno, avvenne un primo buffo approccio a questa lingua, che mi affascinò innanzi tutto per la sua forma scritta, che somiglia tanto ad una forma d’arte. E tutt’ora, dopo averla studiata, non smetto di trovare incantevoli i caratteri cinesi, nella loro complessità e nonostante la difficoltà che ne comporta lo studio per un occidentale.»
Prima di proporre ad un editore “Un giorno, in Cina..” avevi già sperimentato il genere “racconto di viaggio”?
«La prima cosa che ti posso rispondere è che: sì, mi ero già “allenata” precedentemente, tenendo una sorta di diario di bordo di una vacanza in Corsica (tentativo dal risultato pessimo) ed in seguito scrivendo un racconto di un’esperienza di studio-viaggio-vacanza in Spagna, con la quale avevo sicuramente fatto un passo avanti ma che alternava ancora momenti di originalità narrativa ad altri di grande incertezza. “Un giorno, in Cina…” è stato in questo senso il terzo esperimento e prima di decidermi a proporlo ci ho rimesso le mani 5 o 6 volte, senza considerare che tra vari tentativi, la prima proposta di pubblicazione è arrivata dalla Tespi a 3 anni di distanza dal viaggio di cui parlo. Riflettendoci un momento, però, dovrei risponderti che il mio racconto non appartiene ad un genere preciso. Tu devi immaginarmi seduta scomoda su risciò, pullman, battelli, treni, aerei a sfruttare ogni singolo istante buono per imprimere sul mio blocco di appunti ciò che mi colpiva o quello che raccontavano le guide o le mie sensazioni e riflessioni o la semplice narrazione degli aneddoti più divertenti. Insomma, là dentro c’è autobiografia, diario, cronaca, tralci di guida di viaggio, fotografie di attimi imperdibili: un po’ di tutto. Ed in questo senso, posso dire di essermi allenata tutta la vita, fin da bambina, quando ho cominciato a scrivere: questo è effettivamente l’unico modo in cui riesco a scrivere, in modo riflessivo, spontaneo e personale.»
A quale parte del racconto sei più “legata”, di cosa vai più fiera?
«Beh, intanto devo ammettere che il racconto è davvero breve, si tratta di 85 pagine circa, quindi l’unica “suddivisione” che ho potuto fare è stata in base alle tappe toccate dal nostro percorso di viaggio. Se dovessi scegliere, allora, il luogo che più ho apprezzato e che più ha soddisfatto le mie aspettative, direi la città di Suzhou, che ha risposto all’ingenua e fantasiosa idea di Cina che avevo in mente io. Ed anche la città di Guilin per via delle bellezze naturali che offre, come il fiume Li (che ho messo nella copertina del libro) e le caratteristiche vette appuntite di un colore verde intenso. Ma devo ammettere in generale che quel viaggio mi è piaciuto davvero tantissimo e ci sono tante altre cose che non dimenticherò mai: l’Esercito di Terracotta, spettacolare o l’atmosfera di Pechino… A ripensarci, ci vorrei tornare subito! Per quanto riguarda la parte di cui vado più “fiera”, mi sono accorta che la narrazione impiega qualche pagina ad “ingranare” e man mano si fa sempre più interessante e scorrevole e forse i momenti più “ispirati” sono stati quelli in cui osservavo il paesaggio mutare rapidamente dal finestrino del pullman o del treno e mi abbandonavo alla contemplazione e alle mie riflessioni più personali.»
Nonostante il tuo lavoro sia stato pubblicato da poco, so che hai già altro in cantiere.
«Dunque, fra pochissimo tempo, a Giugno, uscirà un’opera edita da Aletti Editore, casa editrice con la quale collaboro ormai da diversi anni e che ha sempre inserito le mie poesie all’interno di antologie di poeti contemporanei, di vario argomento. La realizzazione di quest’opera ha richiesto circa 3 anni di tempo (questo numero 3 che ritorna è impressionante!) perché si tratta di un progetto davvero ambizioso ed interessante: una vera e propria Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei. Tra gli autori selezionati ci sono anche io e sarò presente con due poesie ed una pagina biografica.
Per quanto riguarda Tespi, non posso che essere entusiasta dell’opportunità che mi hanno dato e del fatto che hanno apprezzato il mio lavoro e creduto in me: io mi auguro che la nostra collaborazione prosegua, anche perché, se io sono ancora un’autrice esordiente, mi sento più a mio agio con una casa editrice che a sua volta si sta ancora affermando ma sta raggiungendo risultati notevoli in poco tempo.
In serbo ho tre racconti che si ispirano a situazioni di base autobiografiche ma sulle quali ho poi lavorato di fantasia: mi piacerebbe fossero pubblicati in una raccolta ma non ne ho ancora parlato con nessuno… Staremo a vedere!» NICOLA CAPPELLI
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